Firenze, 7 ottobre 2012 - L’ABITO fa il pusher. Te ne accorgi quando nella penombra dei portici di piazza della Repubblica scambi un nordafricano per un aperitivista o per un habitué della movida. No, non fanno vita da discoteca, loro. Si limitano a ronzarci intorno, consapevoli che tra chi ama tirare le cinque del mattino c’è anche chi aspirerà avidamente la polvere dei loro sacchetti. Nel gergo della squadretta antidroga della questura, sono gli sparapalline. Il motivo è semplice: confezionano involucri sferici di cellophane, li saldano scaldando le estremità con l’accendino, e se li tengono in bocca, pronti a ingoiarli davanti al pericolo dell’arresto o a sputarli direttamente in mano dei clienti. Che schifo, penserà qualcuno. Ma nessuno fa lo schizzinoso quando in ballo c’è un tiro di «bamba».
La Firenze della cocaina è ben diversa da quella dell’eroina. Anche se, scopriremo, quei due mondi così diversi talvolta s’incontrano. La sintesi si chiama speedball: le accelerate della coca e le frenate dell’eroina. La prima per impennare la serata, la seconda per farla scendere, e chiudere occhio. Un mix micidiale. Potrebbe essere stato questo a uccidere l’ultima vittima della droga a Firenze, Saverio Liguori, 24 anni, una cresta come tanti suoi coetanei e un cuore tradito da questa tremenda altalena dello sballo. Ma torniamo nella penombra di quei portici. Si muovono. Vanno, vengono. Ma sempre e comunque guardinghi.
LAVORANO in quattro, anche in cinque. Si appostano nei pressi della volta dei Peruzzi, e dominano la strategica via dei Benci. Il primo prende il contatto, ma è pulito, si tiene addirittura alla larga da chi non conosce: per comprare, bisogna essere accompagnati da chi ha già fatto affari con lui. Una volta pattuito il prezzo, si mette in moto il compagno. Lo scambio avviene nelle strade dietro, complice la conformazione del quartiere di Santa Croce, dove un palo per ogni entrata della via s’assicura che nessun poliziotto s’avvicini. Sono tunisini, algerini, comunque arabi, i piccoli mercanti del suk dello sballo. A loro è toccato il commercio al dettaglio. All’ingrosso, invece, ci pensano gli albanesi o i cartelli calabresi. I primi s’approvvigionano direttamente in Olanda, talvolta incaricando manovalanza rumena di fare da corriere. Per un compenso di mille euro, il corriere ritira un’auto nel paese dei tulipani e la porta giù. Non sa neppure dov’è nascosta la roba, ma sa dove dovrà lasciare il mezzo, che sarà a sua volta preso in consegna, dopo alcuni giorni di osservazione, dai capi. Le cosche, invece, hanno altro canali, compresi quelli marini.
CHI SCEGLIE l’aereo sono invece ingoiatori occasionali, sudamericani che si prendono il rischio di viaggiare dieci ore con lo stomaco imbottito di ovuli. Se uno si apre, sono spacciati. Se alla dogana vengono fermati, idem: devono confessare e farsi ricoverare prima che i succhi gastrici si divorino gli involucri. Anche agli sparapalline capita di ingoiare: sono poi obbligati a vomitare, ma non solo per il rischio che il cellophane si squagli, ma soprattutto per recuperare la dose.
Il mercato della bamba smonta quando albeggia. Gli spacciatori si ritirano, ma sono pronti a ripartire quando la movida si rimette in moto. I giorni migliori? Il giovedì, il venerdì, il sabato. Non a caso in concomitanza con il pienone dei locali.
stefano brogioni
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