Firenze, 13 dicembre 2012 - Firenze ricorda la strage di una anno fa in cui persero la vita gli ambulanti senegalesi Mor Diop e Samb Modou. Ad aprire il fuoco aI mercato di Piazza Dalmazia, poi a quello di San Lorenzo, fu il militante dell'estrema destra Gianluca Casseri, che subito dopo si tolse la vita. Dalle istituzioni cittadine arrivano manifestazioni di solidarietà e sostegno dei tre sopravvissuti all'agguato, tra cui Moustapha Dieng rimasto paralizzato e ancora ricoverato all'ospedale di Careggi perché rimasto paralizzato.

Per lui, come per gli altri due feriti, Sougou Mor e Mbengue Cheike, è stata chiesta la cittadinanza italiana sollecitata ieri dal portavoce della comunità senegalese, Pape Diaw, con una petizione postata sul sito www.change.org. La richiesta era stata inviata a Napolitano lo scorso dicembre dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi.

Tra i molti appuntamenti di oggi: la deposizione dei fiori in piazza Dalmazia, con vari consiglieri comunali e rappresentanti della comunità senegalese, alle 11; un presidio con fiaccolata, alle 17; e il concerto al Mandela Forum, anche con Youssu 'Ndour, alla presenza del ministro Andrea Riccardi.  Sempre in piazza Dalmazia, luogo del primo omicidio,è prevista anche una manifestazione organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio, dalla Caritas e dal Centro studenti La Pira.

"PER NOI SONO MORTI SUL LAVORO" - "Li abbiamo trattati come lavoratori italiani". Così, il presidente della Regione Toscana Rossi riferendosi alle vittime senegalesi dell'agguato razzista di un anno fa. "Il contributo di 20mila euro che abbiamo dato a ciascuna delle famiglie di Modou Samb e Mor Diop e a Moustapha Dieng, che purtroppo è ancora in cura presso un ospedale fiorentino - prosegue Rossi - è lo stesso che concediamo ai familiari dei toscani vittime del lavoro. Quanto abbiamo fatto è semplicemente doveroso e dovuto, ma fa anche parte di quello spirito solidale, umano e civile che è nella mente e nei cuori dei toscani".

"La Regione Toscana non dimentica e non fa chiacchiere - prosegue Rossi - ma gesti concreti di solidarietà per costruire un clima nuovo di sensibilità e di accoglienza nei confronti dei migranti presenti sul nostro territorio".

"Abbiamo inoltre chiesto al presidente Napolitano - continua il presidente Rossi - di concedere ai tre senegalesi feriti, Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheikh, la cittadinanza italiana come atto concreto di riconciliazione con la loro comunità. Per ora hanno avuto i permessi di soggiorno temporaneo in attesa che si completi l'iter della pratica, in dirittura di arrivo, per la cittadinanza. E' un impegno che abbiamo preso e vogliamo portarlo fino in fondo".

"Purtroppo - riflette il presidente - quanto è accaduto a Firenze un anno fa è frutto di una cultura e di una ideologia che spingono alla violenza fascista e razzista e che continuano a scorrere nelle vene più nascoste della nostra comunità. Recentemente un gruppo di esponenti di Forza nuova ha tentato una incursione razzista nel teatro di Pontedera in cui era in corso la cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria ai figli dei migranti nati in quel comune. Segnali di allarme che non cessano di suonare e che dobbiamo ascoltare. E che mi fanno porre ancora una volta la domanda se le istituzioni abbiano combattuto e stiano combattendo con sufficiente rigore il razzismo".

"Credo - prosegue Rossi - che molte cose ancora restino da fare. Deve essere abolita la legge contro la clandestinità, perché punisce una condizione, non dei reati. In Toscana abbiamo una legge che garantisce a tutti il diritto di assistenza e di cura e l'abbiamo dovuta difendere davanti alla Corte costituzionale. Ritengo anche che i bambini di genitori stranieri che nascono in Italia dovrebbero essere subito italiani, e credo che il fatto che il 10% della forza lavoro del nostro paese non abbia diritto di voto costituisce un regresso per la democrazia. Dobbiamo continuare ad essere sempre più vigili per impedire che la cultura razzista e xenofoba si diffonda su internet e in altri ambienti. A un anno dai fatti di Piazza Dalmazia questo è ancora il nostro impegno. Lo dobbiamo a Modou Samb e Mor Diop ma anche a noi stessi".

"FIRENZE NON E' UNA CITTA' RAZZISTA" - ''Firenze non è una città razzista, ne sono certo; Firenze, un anno fa, si è svegliata vittima del razzismo. Così come si svegliò vittima della mafia quando un Fiorino distrusse l'accademia dei Georgofili e una parte degli Uffizi. In entrambi i casi siamo stati vittime di qualcosa di esterno a noi''. Questo il commento del sindaco di Firenze Matteo Renzi a margine dell'inaugurazione del centro P.A.C.I per rifugiati a Firenze.

''Oggi - ha poi detto Renzi - io credo che la vera sfida, per noi, sia quella di insistere sul valore dell'accoglienza e dell'integrazione nelle regole; perché ci sono le regole che valgono per chi vuol esser accolto e integrato, non c'è una accoglienza dettata dal 'bomba libera tutti'.

''Noi - ha continuato- coinvolgiamo persone sulla base delle regole che ci siamo dati e lo facciamo con l'umanità e la sensibilità di chi sa che le regole vanno rispettate''.

Mentre inizialmente Renzi aveva espresso la massima fiducia sulla possibilità che la Presidenza della Repubblica conceda in tempi molto brevi la cittadinanza italiana ai senegalesi rimasti feriti nell'agguato razzista portato a termine da Gianluca Casseri un anno fa a Firenze. "Io credo che a stretto giro arriveranno buone notizie dagli alti vertici dello Stato", aveva risposto ai giornalisti. Stasera, per ricordare le vittime dell'agguato, il sindaco prenderà parte a Jocco, il grande concerto antirazzista organizzato dal Comune al Palamandela.


"C'E' BISOGNO DI UNA BATTAGLIA CONTRO LA XENOFOBIA" -  ''La terribile esperienza che abbiamo vissuto un anno fa ci fa capire che dobbiamo agire in quei luoghi e in quei contesti nei quali la xenofobia violenta cresce, si radica e s'ingrandisce" .  Lo ha detto il presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, durante il convegno ''Rispetto e dignita'. No al razzismo e alla xenofobia'' organizzato a Palazzo Medici Riccardi. "C'è bisogno di una battaglia, in primo luogo culturale, di civilta', che deve essere alimentata e tenuta sempre viva. Ho la sensazione che da quel giorno di dicembre dell'anno scorso in citta' le cose siano gradualmente cambiate in questo senso''.

I FATTI - Era esattamente un anno fa, il 13 dicembre 2011, quando Gianluca Casseri esce di casa, prende una pistola, arriva in auto al vicino mercatino di piazza Dalmazia, scende, e fa fuoco. A morire in quella prima tappa dell'attentato a sfondo razzista fu un ambulante senegalese, mentre un altro rimase gravemente ferito. Poi l'uomo, legato ai movimenti di estrema destra, rimonta in auto, e se ne va. Tutti pensano che sia scappato e, per un paio di ore, si dibatte in città se si sia trattato del gesto di un folle, di una vendetta tra bande rivali o di semplice razzismo. Ma nella piazza di un altro storico mercato, quello di San Lorenzo, Casseri fa ancora fuoco su dei venditori senegalesi. "Ha chiesto espressamente dove ne poteva trovare", racconteranno i testimoni. Un'altro ambulante muore sul colpo mentre altri due vengono gravemente feriti. Poi Casseri, inseguito dalla polizia, mette fine da solo alla sua corsa sparandosi un colpo nel parcheggio sotterraneo di San Lorenzo.

 

LA SERATA AL PALAMANDELA -  E' stato l'ensemble vocale 'Scena muta' ad aprire ''Jokko! - Firenze Senegal per non dimenticare'', il concerto organizzato dal comune di Firenze per ricordare Mor Diop e Samb Modou. Per la serata al PalaMandela sono arrivati centinaia di spettatori che hanno pagato dieci euro di ingresso. Il ricavato della manifestazione servira' a sostenere le famiglie delle vittime di Casseri.  Durante la serata numerosi gli artisti sul palco: Giobbe Covatta, Paolo Hendel, la Bandabardo', Ginevra di Marco, Yoro Ndiaye, Soulemane Faye.  A condurre lo spettacolo, Elio. ''L'emergenza razzismo in Italia - ha detto Elio - c'e' sempre
stata ma mentre negli anni '70 e '80 si lottava attivamente per combattere differenze e discriminazioni oggi questo non accade piu' e anzi a fronte di pochi che si occupano del problema c'e' una stragrande maggioranza che se ne frega e ci sono anche molte persone che si attivano per fomentare l'odio''. Tra gli
spettatori anche il sindaco Matteo Renzi.