di ROSSELLA CONTE
 

Firenze, 9 gennaio 2013 - L’AUTOBUS di notte? Missione impossibile. E pericolosa, soprattutto se sei donna. Una serata spesa in stazione, tra la paura che potesse succedere qualcosa e la speranza (lontana) di riuscire a prendere un bus per tornare a casa. Muoversi a Firenze dopo le 23 è un’impresa.

 

Ci siamo infilati nei panni di una qualunque studentessa o lavoratrice costretta a spostarsi ricorrendo all’uso di mezzi di trasporto pubblico per tornare a casa dopo una giornata di lavoro o una serata con gli amici. Il risultato? Un’attesa interminabile, nonostante i 4 euro di biglietto. Ma andiamo per ordine. Lunedì notte, ore 22,45: non è tardi ma Santa Maria Novella raccoglie l’umanità più strana e variegata. Clochard, tossicodipendenti e rom ‘abitano’ la stazione fiorentina. Gironzoliamo in cerca di qualcuno a cui chiedere informazioni. Inutile, non c’è anima viva. Meglio vedersela da soli.

 

L’ultimo autobus che dalla stazione porta a Gavinana è alle 23,29, e dopo? Bisogna affidarsi a Nottetempo, la linea a chiamata - le prenotazioni vanno fatte almeno 30 minuti prima - che si inserisce nella riorganizzazione del servizio notturno, sostituendo alcune corse soppresse. Sul logo di Nottetempo, bene in vista alle fermate Ataf, c’è il numero da chiamare, ma nessuna informazione: non c’è scritto né quanto costa, né dove ferma, né dove arriva. Un servizio fantasma, sconosciuto a tutte le persone che abbiamo incrociato alla stazione. E che hanno preferito,  o si sono viste costrette, ad  affidarsi a un taxi. Alle 22,45 chiamiamo il numero spiegando all’operatore che “dovremmo arrivare in piazza Ravenna con partenza dalla stazione alle 23,10. «E’ tutto pieno, le persone chiamano con mesi di anticipo: deve aspettare le 23,28».

 

Il 23, invece? «Passa alle 23,29». Vogliamo sperimentare Nottetempo, nonostante i 45 minuti di attesa avrebbero indotto chiunque a scovare un’altra soluzione.«Meglio il vecchio notturno: ci salivi col biglietto normale, non c’era bisogno di prenotare, sapevi da dove partivi e dove arrivavi», sbotta Marilena Cocci, una ‘malcapitata’ che come noi aspetta il ‘nottebus’. Alle 23,10 ci appostiamo alla fermata, dove ci sono i taxi, per intenderci. Passano i minuti, fa freddo. Un rom, con nonchalance, si abbassa i pantaloni e ce la fa sotto il naso. Mancano solo cinque minuti, meno male.

 

Sono le 23,28, all’orizzonte nessun mezzo, si profila un ritardo. Proviamo a chiamare ma è inutile, il numero è occupato. Riproviamo, la musichetta è la stessa. Al quarto tentativo una buonanima risponde: «Lei non mi ha confermato la corsa». E chi lo sapeva che andava pure confermata? L’operatore a quel punto rintraccia un altro mezzo: alle 23,47 arriva e ci carica a bordo. Una volta saliti ci attende un’altra sorpresa: sono 4 euro di biglietto. Non è finita qui. Di corsa si avvicina un ragazzo: «Vado a Tavarnuzze, ho prenotato 40 minuti fa e mi hanno dato questo numero di vettura».

 

L’autista, non a conoscenza del nuovo passeggero, scende dall’autobus, raggiunge i colleghi, si chiariscono. Passano altri dieci minuti, a mezzanotte in punto, Nottetempo parte. Sull’autobus solo noi.