Firenze, 25 marzo 2013 - Ventinovesima udienza, questa mattina in aula bunker a Firenze, del processo per la morte di Veronica Locatelli, la ricercatrice universitaria precipitata nel vuoto dai bastioni di Forte Belvedere la notte del 15 luglio 2008.
Confermate dal pubblico ministero le richieste a 4 anni per Leonardo Domenici, ex sindaco di Firenze e attuale eurodeputato del Pd, per Giuseppe Gherpelli, ex direttore della direzione cultura del Comune di Firenze e per Ulderigo Frusi, ingegnere responsabile della sicurezza di Forte Belevedere. Ai tre è contestato di non aver predisposto le adeguate misure di sicurezza che tenessero gli spettatori distanti dai camminamenti e dai parapetti esterni dell'antica struttura militare che domina la città.
Il pm Concetta Gintoli, dopo una requisitoria di 6 ore, ha confermato oggi le richieste fatte nei confronti dei sei imputati, accusati di omicidio colposo, nel processo. Il pm ha confermato anche la richiesta a tre anni per Susanna Bianchi, presidente della cooperativa 'Archeologia', che aveva in gestione la struttura, e la richiesta di assoluzione per Daniele Gardenti e Monica Zanchi, incaricati dei controlli per la cooperativa 'Archeologia'.
Nessuno dei sei imputati per omicidio colposo, nel processo, era presente in aula, mentre c'erano Massimiliano, fratello di Veronica e la madre, Anna Maria Bettini.
Nel processo è la seconda volta che il pm tiene la sua requisitoria dopo che nel 2012, all'atto di dover decidere, il giudice Maradei optò per proseguire il dibattimento volendo risentire dei testimoni, aggiungendovi due amici di un altro giovane, l'ingegnere romano Luca Raso, deceduto nel 2006 in circostanze praticamente uguali, nello stesso luogo.
Al centro della nuova requisitoria tenuta dal pm Concetta Gintoli nel motivare le condanne per Domenici e gli altri tre imputati c'è stato il confronto tra la morte di Veronica Locatelli e quella di Luca Raso nel 2006, vicenda su cui è in corso un altro processo. Il pm ha evidenziato la totale non idoneità strutturale dell'antico forte a ospitare eventi di massa specialmente dopo la morte dell'ingegnere romano. Soprattutto, nella vicenda specifica della morte di Veronica Locatelli, Gintoli ha stigmatizzato l'assenza, a soli due anni dall'altro episodio, di un piano per la sicurezza per tener lontano il pubblico dalle aree pericolose della struttura.
Il pm ha puntato il dito soprattutto su Domenici ''direttamente coinvolto perché dopo la morte di Raso l'attenzione era desta'' sulla pericolosità del Forte. Aspetto che quel ''fatto presentò in tutta la sua gravita''' dopo che peraltro i tecnici comunali da anni ''erano sollecitati sul problema dalle morti di numerosi cani'' che saltavano i parapetti sfracellandosi al suolo. ''Non si può abdicare ai propri obblighi, come ha fatto Domenici, rimandando la questione ai tecnici quando venne deciso di realizzare un piano della sicurezza'', ha detto il pm: ''Domenici era a conoscenza dei problemi strutturali'' e ''doveva verificare; non si vive di parole, di astrazioni, ma dei problemi e della vita concreta di tutti i giorni, servivano meno parole forbite e più contenuti''. Il Comune, ha proseguito Concetta Gintoli, ''era il primo obbligato agli adempimenti di sicurezza''.
In realtà, nonostante la morte di Raso, ''non fu realizzato un adeguato piano'', ''anzi furono tagliati i contributi alle associazioni concessionarie dello spazio, da 72.000 euro del 2006 ai 18.000 euro del 2008'': impossibile, per il pm, che potessero garantire la sicurezza degli spettatori. Quando nel 2008 morì Veronica Locatelli ''il Comune concesse ad un'associazione culturale il monumento senza un minimo piano; fu fatto solo un formale adempimento per un cinema da 150 posti, che era pretesto per superare i vincoli di funzione della struttura: ma gli eventi richiamavano migliaia di persone ogni sera''.
''Si pensò - ha detto ancora il pm - di aggirare le norme con un piano che era solo formale, una cosa sciattissima, un'anarchia con cui le norme di sicurezza furono aggirate completamente''. Secondo il pm si tratterebbe di ''un piano ridicolo, senza osservare norme nè regole'', in quanto inoltre agli atti di tutto il fascicolo processuale non c'è un parere della Soprintendenza. Ad ogni modo ''il sindaco avrebbe dovuto chiudere il Forte subito il giorno dopo la morte di Raso nel 2006 e valutarne bene l'utilizzo''.
Critiche anche agli altri, tra cui il direttore Cultura, Gherpelli, per non aver considerato alcune segnalazioni che provenivano dai tecnici, fra cui l'allestimento di una barriera fissa, e non con transenne mobili, dopo la morte di Raso, che limitava gli spazi fruibili presso i bastioni ma che poi fu tolta nel 2007, e il 31 ottobre dello stesso anno per aver disatteso una mappa fatta dagli uffici comunali per delimitare per sempre le aree pericolose.
La notte del 15 luglio 2008 Veronica Locatelli, trentaseienne ricercatrice universitaria fiorentina, stava festeggiando il proprio compleanno con il fidanzato ed alcuni amici al Forte Belvedere a Firenze, il complesso mediceo dove, almeno fino a qualche anno fa, si svolgevano concerti e mostre. Veronica, forse scambiando le cime degli alberi del vicino giardino di Boboli per un prato, precipitò da un bastione.
Morì sul colpo. La giovane non aveva bevuto e non aveva assunto droghe, come attestarono i successivi esami medico legali.
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