Egregio Signor Ministro,
Sono diventato preside nel 1989, in seguito dirigente scolastico, e in questo ruolo ho avuto modo di seguire l’evoluzione della scuola per un lungo periodo. Attualmente dirigo l’IC “Gandhi” di Firenze.
Nel formularLe i miei più sinceri voti di successo nello svolgimento del compito che si è assunto accettando la sfida di guidare il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, da Dirigente Scolastico, inusualmente, mi rivolgo a Lei per sottoporLe una questione che va, a mio parere, affrontata e risolta con saggezza e tempestività.
Mi riferisco specificamente alla difficile situazione in cui versano i servizi ausiliari, tecnici e amministrativi e al conseguente disagio che vivono i Collaboratori scolastici, gli Assistenti amministrativi, i Tecnici dei laboratori e i Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi.
I tagli di organico degli anni passati e gli accorpamenti delle scuole (dimensionamento della rete scolastica che ha portato nel giro di due anni alla scomparsa di più di duemila unità scolastiche) hanno inciso pesantemente sulla qualità del servizio erogato e hanno reso sempre più onerosa la condizione di chi lavora a supporto del processo di insegnamento e apprendimento che rimane il cuore e il fine di quanto si fa nelle istituzioni scolastiche.
Non è estranea a questo stato di cose la campagna di denigrazione che è stata condotta negli anni passati volta a screditare tutto il servizio pubblico in generale e il settore dei servizi generali e amministrativi della scuola in particolare. Ancora ricordiamo le battute di chi denunciava l’alto numero dei collaboratori scolastici a fronte del numero dei nostri Carabinieri, quasi che un servizio di presidio civile, quali sono le scuole, fosse assimilabile e paragonabile ad un sevizio territoriale di carattere militare.
Il fatto è che ora noi abbiamo una situazione che si presenta nel modo che segue: una discutibile misura dei precedenti Governi impone ai Docenti inidonei all’insegnamento, per lo più per gravi malattie, di assumere servizio come Assistenti amministrativi e tecnici, come se il lavoro di questi ultimi fosse espletabile senza preparazione e senza titoli specifici; le lungaggini nel risolvere tale questione hanno finora impedito di immettere in ruolo circa 5000 collaboratori scolastici e assistenti amministrativi; una interpretazione quanto meno discutibile delle norme giunge ora a negare a questo personale la retribuzione delle cosiddette posizioni economiche imponendo perfino la restituzione di quanto percepito negli ultimi due anni per il lavoro svolto a norma di Contratto di lavoro; agli assistenti amministrativi che svolgono la funzione superiore di Direttore dei Servizi (carenti in gran numero per il sempre rinviato concorso) viene negata l’indennità spettante a causa di errati provvedimenti che vanno rapidamente superati.
Ritengo che alla radice di tutto ciò stia un atteggiamento culturale fondato sull’ignoranza, sul pregiudizio e su di un pensiero passatista.
Intendo dire che pensiero dominante e burocrazia pensano ancora il lavoro del Collaboratore Scolastico come il lavoro del caro vecchio “bidello” che apriva e chiudeva il portone di scuola; pensano all’Assistente Amministrativo come all’impiegato esecutivo che rilascia i certificati e fa l’elenco degli alunni per classe; pensano all’Assistente Tecnico come l’aiutante passivo degli esperimenti pensati altrove; pensano al Direttore dei servizi come al segretario, al vecchio impiegato di concetto, che prepara le carte per i pagamenti.
In realtà tutte queste figure sono profondamente cambiate. Esse sono diventate parte organica di una istituzione Scolastica Autonoma che si organizza e “incorpora” dentro il suo Piano dell’Offerta Formativa il personale dei Servizi come parte integrante di un Progetto e di progetti condivisi e da condividere.
Il Collaboratore Scolastico certo è ancora l’addetto alle pulizie, ma è ormai operatore dell’accoglienza degli alunni e delle loro famiglie, del supporto “vivo” alla didattica, colui che accudisce l’alunno con disabilità bisognoso di cura e assistenza di base (talora di alimentazione e di pulizia personale), ha un ruolo educativo condiviso con il resto del personale, in particolare nelle ormai numerose situazioni di disagio degli alunni, che deve usare, in quanto adulto, con sapienza e pazienza.
L’Assistente Amministrativo certo prepara l’elenco degli alunni e rilascia i certificati, ma è ormai operatore di computer, elaboratore di dati, fulcro di dialogo con le reti e con le amministrazioni, compilatore di graduatorie e responsabile (per la sua parte) della riservatezza. Come è anche la persona del dialogo con una utenza giustamente esigente e pressante.
L’assistente Tecnico certo è l’addetto ai laboratori ma è ormai un tecnico che attivamente collabora alla didattica e che continuamente si deve aggiornare per seguire le evoluzioni imposte dalla rivoluzione informatica.
E il Direttore dei servizi è ormai figura direttiva di un sistema di supporto alla didattica di dimensione complessa e amministra, insieme al Dirigente Scolastico, istituzioni che hanno dentro di sé più ordini di scuola, dall’infanzia alla secondaria di primo grado (nel primo ciclo), e più settori di studio (nel secondo ciclo).
Urge pertanto un suo intervento risolutore dei problemi sopra accennati, a sostegno degli operatori, ma per questa via a sostegno in verità di tutta la scuola che non può più davvero sopportare ulteriori ferite e discriminazioni.
Le ho sottratto, Signor Ministro, del tempo che so essere per Lei prezioso. Ma spero che queste mie brevi note possano valere a illuminare un campo spesso trascurato, talora colpevolmente trascurato, ma certamente troppo spesso ignorato con la conseguenza che anche per queste ragioni il nostro ruolo di servitori dello Stato risulta poi manchevole e non all’altezza delle attese.
Con vera stima,
Carlo Testi
Dirigente scolastico
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