Firenze, 20 maggio 2013 - "Un grande attore, lo hanno dimostrato le cose che ha fatto, insostituibile come attore. A me ha insegnato tantissimo, devo tanto a Carlo Monni''. Sono le parole e il ricordo di Roberto Benigni oggi al funerale di Carlo Monni, l'attore toscano scomparso domenica sera. Benigni e Monni iniziarono la loro carriera insieme e memorabile e' rimasta l'interpretazione che fecero nel film di Giuseppe Bertolucci 'Berlinguer ti voglio bene'.

''Io pensavo fosse immortale - ha continuato Benigni soffermandosi a lungo davanti alla salma dell'attore toscano -. Monni e' uno di quei grandi misteri della natura. Ho cominciato con lui il viaggio vero della mia vita, abbiamo fatto quel percorso pieno di fuoco dove la vita e' scintillio, quella vita in cui, quando si e' ragazzi di paese, ogni passo rimbomba e lascia un segno nel cuore. Ora viene fuori il tamburo di quei passi sui battiti del cuore, a rivederla cosi''.

''Monni e' - ha detto ancora Benigni - una specie di divinita', un idolo dei contadini, rassicurante e soffice come un pagliaio. Mi ci attaccavo come ci si attacca ad un pagliaio o una giraffa. Monni si porta dietro tutti quei misteri e tesori della provincia''. ''Sembrava - ha infine ricordato Benigni - un po' Diogene, un po' una dama del Settecento. Era un uomo delicato e contemporaneamente nascondeva, dietro quel corpo enorme, una corazza con un'anima sensibilissima e delicata''. Anche il sindaco Matteo Renzi e' andato a rendere omaggio all'attore fiorentino


 

Di seguito riportiamo le parole diffuse dal teatro stesso:

"Il nostro caro amico Carlo Monni se ne è andato domenica sera. Era un artista unico ed inimitabile. Prima ancora di essere capace di dar vita  a tanti indimenticabili personaggi, era lui stesso uno straordinario  personaggio. Ha recitato, cenato con gli amici e camminato alle Cascine  fino al giorno prima di entrare in ospedale. Questa era la sua vita. Era  solare, generoso come pochi ma poco incline ai compromessi.

Era un uomo  libero, senza pregiudizi né morali né artistici. Cercava sempre la verità sia sulla scena che nei rapporti con le persone. Nel lavoro  voleva divertirsi e divertire la gente, ma era anche un uomo colto ed un  amante della poesia e della musica. Da quasi quindici anni il Teatro di  Rifredi era diventato la sua casa. Tutto iniziò con una scommessa di  Angelo Savelli che lo volle a fianco della grande attrice ronconiana  Marisa Fabbri in una innovativa edizione di "Gallina vecchia" che riscosse un enorme successo. Il felice sodalizio con Savelli proseguì poi  con "S'io fossi foco" e "Nel mezzo del cammin", dove Carlo poté esprimere tutto il suo amore per Dante e per gli antichi poeti toscani  un po' ribelli e licenziosi come lui, recitando a fianco di Massimo Grigò e Andrea Bruno Savelli che diventeranno per lui più che dei  colleghi dei veri e propri complici e sodali.

Ed è con Andrea Bruno Savelli che continuerà a calcare il palcoscenico di Rifredi prima con i  divertenti "Decameron" e "Cecco toccami" e poi con due impegnativi  spettacoli a cui si sentiva profondamente legato: lo shakespeariano  "Falstaff" e il brunelleschiano "La beffa del grasso legniaiuolo". La sua  ultima apparizione pubblica è stata, sempre a Rifredi e sempre sotto la  direzione di Andrea Bruno Savelli, nella lettura scenica "La briscola in cinque" che nella prossima stagione teatrale sarebbe dovuta diventare un vero e proprio spettacolo. In tutti questi anni Carlo Monni ha recitato  in tantissimi spettacoli mattutini per le scuole.

Carlo amava i giovani ed era amatissimo dai giovani che lo prendevano d'assalto alla fine delle rappresentazioni. Per tutto il mese di marzo è stato addirittura lui stesso ad andare direttamente dentro le scuole a recitare un divertente blitz teatrale sull'evasione fiscale. Chissà in quante pagine di facebook, in quanti diari scolastici, in quante camerette di adolescenti campeggiano le foto di Carlo Monni sorridente, avvinghiato a grappoli di giovani entusiasti e fieri di essere lì dentro quell'inquadratura con il loro idolo. Ora che Carlo ci ha lasciato nella  pienezza delle sue forze, della sua veloce falcata, del suo volto assolato, del suo potente sorriso e dei suoi occhi profondi, capiamo che a lui è spettata la giovinezza degli eroi".