Firenze, 12 giugno 2013 - IL DEGRADO non risparmia nemmeno l’aldilà. L’ultima «dimora» di alcuni dei personaggi che hanno fatto la storia fiorentina e non solo, è trascurata fino in certi punti, ad essere irriconoscibile. Un’offesa per chi lì riposa e per la grandezza di un cimitero monumentale. Trespiano porta gli acciacchi del tempo. Ma non c’è solo il naturale invecchiamento dei materiali, esposti a ogni tipo di intemperia, a minacciare la tutela di uno dei luoghi più importanti della città. L’impressione che ti prende varcando l’ingresso è quella che nemmeno i morti possano riposare davvero in pace.

SUPERATA la lunga fila di cipressi che segnano l’architettura monumentale del luogo del silenzio, basta percorrere pochi metri e guardare nell’area sulla destra: il pavimento è tappezzato dagli escrementi dei piccioni, i marmi sono ricoperti di muffa, molte cappelle e loculi versano in una situazione di grave disagio. A sinistra, basta gettare lo sguardo in basso per ritrovare lo stesso fermo immagine. Chissà cosa avrebbero detto i volontari garibaldini che hanno scelto Trespiano per trovare finalmente un po’ di pace: nessun fiore, se non qualcuno in plastica o seccato dal tempo. Ma questo è il meno. Molte delle tombe sono completamente abbandonate con le croci spaccate e i lumicini a terra. «Difficile che venga qualcuno», ci raccontano.

UNA SITUAZIONE complicata da risolvere, perché la competenza della manutenzione delle cappelle è dei privati. Ed ecco il nodo da sciogliere: «Non è facile risalire ai proprietari per intimare i lavori di manutenzione o anche la sola messa in sicurezza — spiega il vicesindaco con delega al welfare Stefania Saccardi —, in molti casi sono morti e bisogna risalire agli eredi o addirittura agli eredi degli eredi. I nostri uffici ci stanno lavorando, una volta rintracciati inviamo dei solleciti per lo svolgimento dei lavori, che non sempre vengono fatti». Palazzo Vecchio allora ha messo in atto un piano per rimpossessarsi delle cappelle: «Se non otteniamo risposta dopo tre solleciti — prosegue Saccardi — possiamo procedere per l’acquisizione del bene e poi con i lavori». Una situazione non semplice che richiede tempo. Mentre intanto il degrado corre proprio lungo i vialetti dello storico cimitero e a suggellarlo l’immagine di quella che doveva essere una croce, oggi completamente sepolta da terra e bottiglie di plastica. Ahinoi. In più, in alcune cappelle, i calcinacci cascano dai soffitti, le mura sono spaccate in due dalle crepe che salgono verso l’alto e si diramano, e gli uccelli, come denuncia una mamma che tutti i giorni porta un fiore al proprio bambino, hanno anche nidificato in alcuni loculi. Che triste cartolina i vialetti ridotti a ripostigli di stracci, fioriere e lumicini. E se alcune tombe stanno sprofondando molti dei cancelletti sono completamente arrugginiti, in alcuni casi addirittura scassati.

SONIA Norsi, una nostra lettrice, è molto amareggiata: «La tomba di mio nonno sta sprofondando, la pioggia ha sgretolato il marmo. Purtroppo non è la prima volta, molto probabilmente si tratta di tombe che non sono state fatte bene». Sonia sta pensando di spostare il corpo del nonno «ma come andare contro la volontà di chi non c’è più». Lui voleva essere seppellito proprio in quel punto, al cimitero di Trespiano, accanto ai suoi colleghi, nell’area destinata ai cavalieri dell’ordine di Vittorio Veneto. Pietre divelte, pavimenti sconnessi, lapidi quasi distrutte e materiale abbandonato rendono ancora più desolante questo luogo dei ricordi e del dolore, questo posto dove qualcuno va ancora a depositare un fiore su una tomba o ad accendere una candela.

IL LUOGO del silenzio che accoglie le spoglie di alcuni dei personaggi che hanno disegnato la nostra storia è abbandonato a se stesso. Chissà cosa ne penserebbero i diretti interessati, i fratelli Rosselli, Giuseppe Poggi, Mario Fabiani, Lando Conti, Piero Bargellini, Gaetano Pieraccini, Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, Piero Calamandrei, Spartaco Lavagnini, Aldobrando de’ Medici Tornaquinci, Ettore Nava, Luigi Dallapiccola, Ugo Schiff, Paola Pezzaglia e Carlo Betocchi che riposano all’ombra dei cipressi di Trespiano.