Firenze, 16 dicembre 2013 - “La giunta della conferenza universitaria italiana del Design esprime unanimemente la propria profonda preoccupazione per il futuro degli Istituti superiori per le industrie artistiche italiani, e in particolare per la questione riguardante l'Isia di Firenze, su cui incombe il reale pericolo di non avere più una sede dove operare”. Una presa di posizione importante per sottolineare quanto sia fondamentale il sistema di formazione dell’Isia, “luogo di ricerca e di sperimentazione”.

Il vicedirettore dell’istituto, Stefano Bettega, non si lascia però ingannare più di tanto. “Sono anni che denuncio i nostri problemi, che però restano puntualmente  irrisolti”. Adesso, per la verità, una certa attenzione dalla politica sta arrivando. Giorni fa l’incontro col presidente della Provincia Barducci. E presto dovrebbe esser la volta di quello promesso da Renzi ai ragazzi il giorno delle primarie. Il fatto è che da tempo l’Isia convive con due incubi: la precarietà della sede e la diminuzione del contributo pubblico. “Incubi che adesso si sono manifestati insieme, come in una tempesta perfetta”, allarga le braccia Bettega. Che aggiunge: “Dobbiamo anche fare i conti con una diminuzione degli introiti derivanti dalle tasse studentesche, perché sempre più ragazzi vengono esentati dal diritto allo studio”. La crisi picchia duro. E gli Isee si abbassano inesorabilmente.

Nonostante ciò, il fascino dell'Isia non tramonta. Così, le aspiranti matricole aumentano di anno in anno.  “Facciamo tantissimi progetti – dice Bettega -. Ad esempio con la scuola di musica di Fiesole lavoriamo su una ricerca sperimentale di grande spessore basata sul concetto di relazione tra suono e immagine”. Una realtà attiva, perfettamente inserita nel territorio, che attende risposte. E al più presto. Altrimenti sarà davvero la fine.
e.g.