Firenze, 10 febbraio 2014 - Forte Belvedere, la morte di Veronica Locatelli: dopo la sentenza di ieri del tribunale che ha condannato per omicidio colposo l'ex sindaco Domenici (dieci mesi, pena sospesa) la famiglia di Veronica Locatelli ha scritto una lettera:
"Veronica non ha scelto di morire, non era imprudente e quindi non è minimamente responsabile della sua morte. Ed è bene che sia ben chiaro a tutti. Veronica è stata uccisa da chi non ha messo in sicurezza il Forte Belvedere pur avendone la responsabilità, da chi ha tenuto aperto al pubblico e permesso l'utilizzo di un luogo pericoloso. Non si tenti di infangare la personalità di una ragazza che amava la vita, che non ha commesso nessuna imprudenza e mai avrebbe corso inutili e pericolosi rischi". Con queste parole Anna Maria Bettini e Massimiliano Locatelli, rispettivamente madre e fratello di Veronica, hanno deciso di commentare l'assurda sentenza del Tribunale di Firenze che assegna un inconcepibile 80% di responsabilità per la propria morte a Veronica e contestualmente solleva da ogni colpevolezza gli imputati.
"Sull'evidenza delle responsabilità istituzionali non serve ripercorrere tre anni di udienze, basti ricordare l'accorata lettera con cui l'autorevole Prof. Bonsanti definiva la morte di Luca Raso "una morte annunciata" e quindi sollecitava il sindaco Leonardo Domenici a mettere in sicurezza i bastioni, addirittura con un disegno, affinché potesse essere ancor più comprensibile". Basti ricordare come l'assessore alla cultura Gozzini in Consiglio Comunale, solo pochi giorni prima della morte di Veronica, dichiarava di “navigare a vista” proprio sulla questione della messa in sicurezza del bastioni. Basti ricordare gli allarmi lanciati dalla madre di Luca. Basti ricordare come in quello stesso baratro fossero caduti negli anni numerosi cani. Eppure Veronica è morta dopo tutto questo. Con le istituzioni che a livello politico e amministrativo niente hanno fatto per mettere in sicurezza quel punto del Forte. Per q uesto non è accettabile che si scarichino sulla vittima di un omicidio le gravissime responsabilità di chi ha permesso l’utilizzo di Forte Belvedere in quelle condizioni di totale insicurezza".
"Durante il processo è emerso, in maniera inequivocabile, che, nella zona della cannoniera, il buio era pressoché totale, tanto da non permettere di vedere dove si mettevano i piedi, come documentato dalle perizie effettuate dagli ufficiali di Polizia Giudiziaria della Asl e dalle perizie di parte. Una folta ed incolta vegetazione nascondeva il baratro della cannoniera facendola sembrare un prato in mezzo ad altri prati, creando quella che moltissime testimonianze hanno definito un’insidia mortale, un terribile inganno ottico. Come si possono allora imputare a Veronica, che ha perso la vita per colpa dell’incuria e della negligenza altrui, le responsabilità di chi doveva vigilare sulla sicurezza dei cittadini?"
"Al processo di appello, che auspichiamo imparziale e rapido, affinché si eviti il rischio prescrizione, spetta l'opportunità di ristabilire la verità dei fatti".
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