Firenze, 27 maggio 2023 – Autorità e gente comune nella notte del ricordo. Trent’anni fa la strage dei Georgofili. Nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 la bomba di mafia che uccise e provocò danni inestimabili al patrimonio artistico.
Le vittime furono Fabrizio Nencioni (39 anni), ispettore dei vigili urbani, e la moglie Angela Fiume (36 anni), custode dell’Accademia, insieme alle loro figlie Nadia (9 anni) e Caterina (50 giorni). Morì nell’incendio dopo l’esplosione anche Dario Capolicchio (22 anni), studente universitario.
Una stagione di tensione quella del 1993 nella quale anche Firenze rimase profondamente ferita. Come ogni anno si è svolta la manifestazione per commemorare le vittime. E nella notte del trentennale da quei tragici momenti il ricordo è ancora più vivo.
Un corteo si è mosso dall’arengario di Palazzo Vecchio a via dei Georgofili, là dove tutto accadde. Tanti sindaci, a cominciare da quello di Firenze Dario Nardella, i familiari delle vittime, il presidente della Regione Eugenio Giani.
Le videointerviste a Eugenio Giani e Dario Nardella
Una notte che è il culmine di una intensa giornata di celebrazioni, dibattiti e mostre per non dimenticare. Un fascio di luce sale verso il cielo, là dove la bomba fu collocata. Come a illuminare una notte che fu buia, come a illuminare la strada per la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata.
Il presidente della Regione Eugenio Giani, che era assessore comunale quando ci fu l’attentato, ha ricordato quei momenti: “All’inizio sembrava un’esplosione dovuta al gas. Poi capimmo con gli artificieri della polizia cos’era accaduto”, ha raccontato proprio di fronte alla strada della bomba, trent’anni dopo.
Secondo Luigi Dainelli, zio delle bambine Nencioni, che morirono nell’attentato, «manca ancora un 10 per cento di verità. Con gli ergastoli si raggiunse gran parte della verità di questo attentato, ma mancano i mandanti che hanno suggerito questi obiettivi fuori dalla Sicilia. Secondo me sarà difficile raggiungerli specie finché saranno in vita coloro che sono collusi. Io speravo che con la sua cattura, Messina Denaro decidesse di parlare, ma non lo fa e mi sembra difficile che lo farà».
Dainelli ha ricordato la domenica prima dell'attentato del 27 maggio 1993. «C'era stato il battesimo di Caterina (la bimba morì a soli 50 giorni, ndr), facemmo una grande festa a La Romola (il pase della famiglia Nencioni, ndr), c'erano tutti i parenti e gli amici, Nadia era contenta di questa festa. Ci fece leggere su un foglietto la sua poesia sul Tramonto, che poi copiò sul quaderno il giorno dopo. Ecco, ricordo quel giorno di festa, e quelle bambine, la contentezza della più grande. La domenica eravamo finiti dentro un dramma. Per noi familiari il pensiero che abbiamo è il solito di 30 anni fa, noi non abbiamo bisogno degli anniversari, anche se sappiamo che servono per il ricordo».