MICHELE BRANCALE
Cronaca

Firenze e le città del mondo non invecchiano grazie ai sogni degli anziani

Le sorprendenti testimonianze de 'La forza degli anni' in Palazzo Vecchio

Il sindaco Dario Nardella a 'La forza degli anni' (foto Emanuele Vergari)

Il sindaco Dario Nardella a 'La forza degli anni' (foto Emanuele Vergari)

Firenze, 8 ottobre 2018 - Ancora a Firenze, nel 2019, per esprimere 'La forza degli anni' da un punto di chiarezza: “Senza sogni si invecchia davvero”. Anziani che parlano al mondo, anziani che riscoprono il senso di una loro presenza nella città e la propongono con essenzialità. La seconda edizione del convegno 'La forza degli anni' si è svolta nei giorni scorso a Palazzo Vecchio su iniziativa della Comunità di Sant'Egidio, in collaborazione con l'Arcidiocesi e il Comune di Firenze.

Agli anziani e ai relatori riuniti nella Città del Fiore, Papa Francesco ha inviato la sua benedizione e la richiesta di pregare per lui, in un messaggio di saluto nel quale ha espresso l'augurio che "emerga la consapevolezza che agli anziani appartiene la speciale vocazione della memoria e dei sogni, da offrire alle giovani generazioni" affinché "imparino ad avere visioni da custodire e realizzare, contribuendo ad edificare un mondo migliore, nel quale sia superata la cultura dominante dello scarto”. “La crescita del livello di benessere ha fatto salire l'indice della speranza di vita – ha commentato il sindaco Dario Nardella, dando il benvenuto della città - Anche a Firenze, e per me è un'ottima notizia, circa il 26 per cento della popolazione ha i capelli bianchi. Vuol dire che qui si sta bene. Ma vorrei anche dire che gli anziani qui portano avanti anche una loro resistenza. E’ incredibile però constatare come nonostante la debolezza fisica e non poche difficoltà economiche, proprio gli anziani rappresentano un baluardo che resiste a tante forme di poca umanità”. Lo si sentiva nelle parole di Fiorella Bacherini e Maria Borghin, di Cosimo Martinese accompagnato dal suo amico Renzo Bencini, come anche di Graziella Grazzini, di Maria Ballerini, o ancora, di Teresa Bruno ed Enza Priore: chi aiuta i senza fissa dimora preparando cibo e vestiti, chi è diventata maestra per insegnare italiano ai richiedenti asili, che si è fatto vicino ad amici disabili per realizzare le cornici dei loro quadri. La resistenza di Enio Mancini, testimone dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema e di tutti gli intervenuti, è nel mettere sull'avviso, grazie alla memoria coltivata negli anni, contro quelle situazioni che con parole armate, violente, lentamente e poi come una valanga fanno male fisicamente e travolgono il vivere comune.Sara Funaro, assessore alle Politiche sociali, ha descritto alcune situazioni di fragilità alle quali i più avanti negli anni, con la loro tenacia, pongono un argine.Tra gli anziani anche Salvatore Tassinari che dedica le sue energie, da anni, ai detenuti del penitenziario fiorentino di Sollicciano col progetto 'Pantagruel': “Mi ha consentito vivere in serenità aprirmi agli altri, consapevole che vivere chiusi nella propria privatezza significa inaridirsi. Il mio stesso mestiere, praticato per lunghi anni (ho fatto l’insegnante), mi ha messo nella condizione di prendermi cura degli altri”. Besnik Sopoti, anziano poeta e artista italo-albanese la cui madre, italiana sposata ad un albanese, perse la cittadinanza a motivo delle Leggi razziali del '38, ora vive a Modugno ma guarda sempre verso l'altra riva del mare: “Ti amo per la tua ricchezza e infinita povertà – scrive nella lirica 'Albania' – per i tuoi profondi solchi come rughe sul muto viso dei giorni”, come anche “per ogni cosa che è in te vittoria”. I temi affrontati a Firenze sono stati 'La gioia: una sfida senza età'; 'Chi è davvero forte? Il coraggio della debolezza'; 'Il Novecento: tesori e amarezze di un tempo che abbiamo vissuto'; 'Invecchiare non è una malattia, ma un'arte'. Dunque dalla debolezza come parte ineliminabile della vita al racconto di cosa sia importante recuperare dal passato per rendere il futuro migliore; da come diventare anziani senza troppi rimpianti, a una riflessione sulla gioia di cui gli anziani possono essere e sono testimoni. “Sono anch'io anziano tra gli anziani che prendono la parola qui – ha detto il Cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze - Mi sono domandato molte volte, pensando a questa città, da chi è rappresentata a Firenze quella che Papa Francesco chiama la “classe media della santità”, la “santità della porta accanto”... . anche nella visita pastorale come nel Cammino sinodale in cui è impegnata la nostra Chiesa ho incontrato tanti anziani testimoni proprio di questo. La loro forza, la forza degli anni, in alcuni casi è veramente sorprendente. Si fanno carico della cura degli ambienti della Chiesa, curano la preghiera, vanno a trovare gli altri, sono di sostegno, spiazzano talvolta con le loro parole. Mi sono ricordato di una bella frase di Gregorio Magno, che non di rado parla di “vecchi sacerdoti” o, semplicemente, di “venerandi vecchi”: “Mi hanno presentato a un povero anziano – scrive - e ho sentito la mia debolezza nella conversazione con lui”. Betori è rimasto molto colpito dal fatto che nell'estate alle spalle è stata segnalata la scomparsa di anziani molti giorni dopo la loro morte in casa. Per evitare queste situazioni “può rivelarsi decisivo anche l'apporto degli anziani nel ricordarsi il nome degli altri, dei loro vicini”. In questa dimensione di attenzione, “gli anziani possono vivere quello che Giovanni Crisostomo, le cui reliquie riposano nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, chiedeva ai fedeli: 'Talora una conversazione (confortatrice) può recuperare un sofferente più del denaro'”. E' “bello e confortante” vedere anche a Firenze “non pochi anziani che lavorano con la Comunità di Sant'Egidio per preparare la cena da portare ai senza fissa dimora o che insegnano italiano ai richiedenti asilo, ai bambini italiani e ai Rom, o che vanno a trovare i detenuti”. Il Cardinale Ernest Simoni, ora negli Stati Uniti per visitare, su invito della Fondazione Kennedy, le comunità albanesi, ha mandato una lettera, come testimone della “vera forza che ancora oggi mi porta nel mondo ad annunziare la 'buona novella evangelica' per la salvezza delle anime, non i sogni vani del mondo che passano coma la storia”. Tra i motivi che condussero al suo arresto, l'avere celebrato una messa per John Kennedy.Michele Brancale