Firenze, 20 novembre 2017 - Sarà emesso probabilmente il 22 dicembre prossimo il verdetto della Cassazione sui presunti abusi nella comunità di recupero del Forteto a Vicchio del Mugello. Il rinvio è stato deciso dal presidente della terza sezione penale della Cassazione, Aldo Fiale. Il motivo del nuovo rinvio è dettato dall'attesa di una pronuncia delle sezioni unite della Cassazione in merito ai "sostituti processuali", in programma il giorno precedente, il 21 dicembre, che potrebbe influire anche sulle sorti di questo dibattimento.
Per questo il presidente della corte Aldo Fiale ha proposto una soluzione che consenta una decisione successiva e che comunque, ha assicurato in apertura di udienza questa mattina, non andrà a modificare la decorrenza delle prescrizioni. Il presidente della terza sezione penale della Cassazione, Aldo Fiale, ha sottolineato che il 1° gennaio prossimo andrà in pensione, assicurando, però, di voler chiudere il processo prima di quella data.
Gli imputati principali sono Rodolfo Fiesoli, che fondò la comunità nel 1977, e il suo più stretto collaboratore, Luigi Goffredi. I reati contestati partono dal 1° gennaio 1997. Il 15 luglio del 2016 la corte d'appello di Firenze li ha condannati, infliggendo a Fiesoli 15 anni e 10 mesi di reclusione e a Goffredi 6 anni. Per entrambi le pene erano state ridotte per la prescrizione delle accuse per alcuni episodi contestati. In appello gli imputati erano complessivamente 16. Tra questi vennero assolti Stefano Pezzati, ex presidente della cooperativa agricola Forteto, che in primo grado aveva invece avuto 4 anni e mezzo, l'ex presidente dell'associazione Forteto Silvano Montorsi, a cui il tribunale aveva inflitto una pena di 3 anni e mezzo, e Stefano Sarti, che aveva avuto 3 anni. Pena ridotta da 7 a 3 anni e due mesi a Daniela Tardani.
L'inchiesta, condotta dal pubblico ministero Ornella Galeotti, ha retto nei primi due gradi di giudizio: Fiesoli ha incassato due pesantissime condanne, 17 anni e mezzo in primo grado, 15 anni e 10 mesi in appello. Nonostante i quasi 80 anni di età, se la condanna diventasse definitiva, il profeta, non più rientrato al Forteto dopo l'arresto del 2011 ma esiliato a Pelago (anche se formalmente adesso non c'e' nessuna misura cautelare in essere) rischia di finire in carcere. Ma l'iter processuale è stato assai tortuoso. Il processo di primo grado subi' infatti un lungo stop per la ricusazione del giudice, prima accordata dalla corte d'Appello, poi ribaltata dalla Cassazione.
Dopo alcuni mesi di stop, il processo riprese, davanti allo stesso tribunale "riabilitato" dalla Suprema Corte. Cosi', nel luglio del 2015, arrivo' la prima sentenza, sostanzialmente ribadita l'estate successiva, limata soltanto da qualche prescrizione nel frattempo maturata. Per il caso Forteto si sono innescate anche due commissioni regionali d'inchiesta e delle storture della comunita' del Mugello (e pure di certi appoggi e coperture che le hanno permesso di diventare una piccola potenza economica in Toscana), si e' interrogato anche il Parlamento.