REDAZIONE FIRENZE

La Pira, il ricordo a 40 anni dalla morte. Beatificazione, la causa accelera

Chiusura del convento, l'auspicio di Betori: "Spero che qui resti comunque una comunità"

La messa in San Marco per i 40 anni dalla morte di La Pira (foto Marco Mori/NewPressphoto)

Firenze, 5 novembre 2017 - Il messaggio di Giorgio La Pira "riveste una grande attualità nel nostro tempo". Lo ha detto l'arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, nell'omelia pronunciata oggi nella basilica di San Marco a Firenze, in occasione della messa per i 40 anni dalla scomparsa del "sindaco-santo" che credeva nell'unità dei cristiani, "un'unità che è 'il segno, lo strumento e la condizione dell'unità del mondo - ha aggiunto citando le sue parole - Difatti, se ci sarà unità fra tutti i battezzati, annotava sempre La Pira, se la Chiesa si unifica, il mondo si pacifica e si unifica".

Ecco perché per Betori "la difesa dei diritti inalienabili della persona umana, ancorata a questo principio trascendente, appare una via irrinunciabile per il futuro del mondo: davanti alla lotta contro i trafficanti di esseri umani, al dramma odierno delle migrazioni, ai continui attacchi terroristici, alle tragedie dei tanti morti nel mar Mediterraneo". "Oppure dinanzi a ogni condizione estrema di povertà spirituale (troppi hanno perfino smesso di cercare un senso alla vita) e materiale (milioni di persone rischiano ancora di morire di fame) - ha sottolineato - in un tempo in cui s'intersecano povertà spirituali e sociali; in una storia attraversata dalla follia omicida che abusa del nome di Dio per disseminare la morte nel tentativo di affermare una volontà di dominio e di potere, in questo tempo è necessario poter sperare nel sogno profetico di La Pira: credendo che la paternità di Dio governa il mondo con amore e geometrica esattezza, nonostante la libertà e la responsabilità concessa ai popoli, all'uomo".

Certo è, ha detto l'arcivescovo, che "al di fuori della sua esperienza di fede non è possibile comprendere il suo impegno politico, religioso e sociale", perché partendo dall'esperienza della contemplazione e dell'azione, "fin dal 1951, egli accettò di fare il sindaco a Firenze, perché mediante questo 'potere' avrebbe reso un 'servizio' alla città, uno strumento a servizio del bene comune, per essere più vicino alle necessità della popolazione, della persona umana, in quanto per lui è chiaro che il potere ha per fine il bene comune della persona".

IL CONVENTO - L'annunciata chiusura del convento di San Marco a Firenze, quello dove visse anche Giorgio La Pira, annunciata già qualche anno fa ancora non c'è stata e l'arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, non nasconde la speranza che "qui resti comunque una comunità. Quale non lo sappiamo vista la grave crisi vocazionale che ha colpito la Provincia dei frati domenicani". L'arcivescovo, al termine della messa, ha fatto l'esempio della basilica di San Francesco ad Assisi che "è retta da tutte le province dei francescani presenti nel mondo. Ognuna di loro manda ad Assisi un frate per 2, 3 o anche 10 anni. Magari i domenicani potrebbero seguire questa strada per San Marco". La decisione di chiudere il convento, dove oggi sono rimasti 4 frati che verrebbero accorpati a quello di Santa Maria Novella, sempre a Firenze, "è già stata presa e ratificata dal Priore generale ma ancora non è stata fatta", conclude Betori.

LA BEATIFICAZIONE - A dieci anni dalla chiusura del processo diocesano la causa di beatificazione di Giorgio La Pira, ha raggiunto una fase importante. "È infatti stata completata la Positio, ossia la raccolta di tutta la documentazione depositata a livello diocesano", ha detto stamani l'arcivescovo Betori. L'arcivescovo non si sbilancia però sui tempi di conclusione della causa: "Non li sappiamo - ha aggiunto ricordando che ci sono cause che da anni aspettano l'approvazione finale -. L'auspicio è che, visto l'interesse della Chiesa per questo straordinario personaggio, possa esserci un'accelerazione". Di certo salterà "la Consulta degli storici - ha detto Betori - un passaggio che il Papa ha abbonato considerando che tutti conoscono l'opera di La Pira. Andrà quindi direttamente all'esame dei nove consultori teologi che dovranno esaminare la vita e le virtù di La Pira, la sua fama di santità, le virtù cristiane esercitate e l'assenza di culto: si prega Dio perché riconosca la santità di La Pira, ancora non si può pregare lui". L'ultimo passaggio, in realtà due volte, "è quello della plenaria della Congregazione dei santi. Se il parere sarà favorevole, tutto passerà sul tavolo del Papa che potrà dichiararlo venerabile". Ancora lungo è invece l'eventuale iter per la beatificazione e ancor di più quello grazie al quale potrebbe essere dichiarato santo: "Dovrà essere riconosciuto un miracolo dal tribunale diocesano - ha concluso Betori - In alcuni casi questo passaggio è stato saltato, quello più famoso riguarda Giovanni XXIII".

IL RICORDO DI NARDELLA - "40 anni fa scompariva Giorgio #LaPira. Saggio uomo, grande sindaco che cambiò Firenze". Lo scrive su twitter il sindaco di Firenze Dario Nardella ricordando il suo illustre predecessore a 40 anni dalla sua morte. Anche Nardella stamani ha partecipato alla messa nella basilica di San Marco.