REDAZIONE FIRENZE

Incendio nell'ex mobilificio ora dormitorio, morto immigrato, cento senza un tetto / FOTO

Tragedia a Sesto Fiorentino. Il capannone fungeva da rifugio di fortuna per molte persone, accolte adesso in tende di emergenza

L'incendio di Sesto Fiorentino (Ansa)

Sesto Fiorentino (Firenze), 12 gennaio 2017 - Tragedia figlia della disperazione e del degrado a Sesto Fiorentino, in via Avogadro. Un immigrato è morto e almeno altri due sono rimasti intossicati nell'incendio di un ex mobilificio, un tempo appartenuto alla ditta Aiazzone, in cui vivevano un centinaio di immigrati. Una struttura che dopo il rogo spento dai vigili del fuoco è completamente inagibile.

Per questo è stato allestito un accampamento per le persone rimaste fuori, al freddo. Tutto è iniziato intorno alle 22.15, quando appunto si è sprigionato l'incendio. Immediato l'intervento dei vigili del fuoco: 27 uomini con nove veicoli antincendio per cercare di arginare il violento rogo. Intanto, venivano messi in salvo gli immigrati, che lì vivevano, in condizioni precarie.

Con i vigili del fuoco sono intervenuti il 118, i carabinieri, la polizia e la Polizia Municipale di Sesto Fiorentino. Per la persona poi deceduta si è tentato ogni estremo tentativo di rianimazione. Le ustioni e le condizioni della persona, subito apparsa gravissima, non hanno lasciato scampo. Mentre i vigili del fuoco completavano lo spegnimento (operazione complicata e durata diverse ore) si è subito posto il problema del dare un riparo alle cento persone che, al freddo della notte, non avevano più un tetto.

E' stato quindi approntato, in collaborazione con la prefettura e la Protezione Civile, un campo di emergenza con almeno due tendoni. Qui le persone, che non accettavano altre destinazioni e non volevano essere separate, sono state accolte dai volontari. Sul luogo della tragedia, a coordinare le operazioni, il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi

Lo stabile che un tempo ospitava il mobilificio Aiazzone, in via Avogadro, era stato occupato nel dicembre 2014 da una cinquantina di extracomunitari, tutti, secondo quanto spiegato all'epoca dal Movimento di lotta per la casa, profughi richiedenti asilo che erano stati in precedenza ospitati per alcuni mesi in strutture di accoglienza. Una comunità poi praticamente raddoppiata.