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Cheik Diaw, condannato a 30 anni per l'omicidio di Ashley Olsen (foto Ansa)
Firenze, 23 marzo 2017 - Omicidio di Ashley Olsen: quando Cheik Diaw uscì dall'abitazione della 35enne americana Ashley Olsen, trovata morta il 9 gennaio 2016 nella sua casa di via Santa Monaca, nel cuore dell'Oltrarno di Firenze, la donna era già deceduta o, comunque, ormai in agonia.
È la conclusione alla quale è arrivata la giuria del tribunale di Firenze che il 22 dicembre scorso ha condannato il 27enne senegalese a 30 anni di reclusione per omicidio. Secondo quanto ricostruito la donna venne uccisa dopo un litigio che seguì un rapporto sessuale consenziente. L'uomo avrebbe spinto violentemente la donna che finì a terra picchiando violentemente la testa.
Poi la strangolò prima di lasciare definitivamente la casa, portando via anche vari oggetti di proprietà della donna. I due si erano conosciuti la notte in un locale dell'Oltrarno e insieme avevano bevuto. Usciti insieme andarono a casa di Ashley Olsen e, dopo aver assunto cocaina, ebbero un primo rapporto. La giuria non è riuscita ad avere certezze sulle cause del litigio, ma il senegalese (arrestato cinque giorni dopo grazie alle telecamere di sorveglianza che lo avevano ripreso più volte, alle tracce organiche e non trovate nell'appartamento e ad altre prove definite 'decisive') "ha mentito più volte", fornendo diverse versioni. Esclusa la presenza di altre persone nella casa, e in particolare del fidanzato della 35enne come ipotizzato dalla difesa di Cheik Diaw. Testimoni e telecamere di sorveglianza per i giudici dimostrano con sufficiente certezza che lui arrivò in via Santa Monaca pochi minuti prima di entrare in casa e trovare la donna ormai senza vita.