Firenze, 5 marzo 2018 - Firenze torna ai giorni terribili della strage di piazza Dalmazia. Un uomo ha ucciso un cittadino di origine senegalese a colpi di pistola sul ponte Vespucci, in pieno centro. Poi è stato bloccato dalla polizia, allertata dai militari di guardia di fronte al consolato americano. Una vicenda terribile di sangue, nella quale in molti hanno pensato subito a un movente razzista. Smentito dalla procura, che parla invece dell'aggressore come di un uomo disperato, confuso, che voleva farla finita ma che poi per un motivo ancora inspiegabile ha rivolto l'arma verso l'immigrato uccidendolo.
L'omicidio ha scatenato la rivolta della comunità senegalese, che in serata ha inscenato una protesta violenta in centro a Firenze, con atti di vandalismo e l'intervento della polizia in assetto antisommossa. La vittima è Idi Diene, 54 anni un ambulante che come tanti vende chincaglieria in giro.
Era residente in provincia di Pisa, a Pontedera ed era regolare. Anche nella mattina di lunedì era in città a Firenze per vendere qualcosa. L'omicida è invece Roberto Pirrone, 65 anni. Nella mattina di lunedì è uscito di casa con la sua Beretta regolarmente detenuta deciso a farla finita per problemi economici. Scrive un biglietto alla figlia e poi varca la soglia di casa.
Ma quando e dove avrebbe compiuto l'insano gesto? E' confuso, non sa neanche lui quando e come mettere in atto il suicidio. Poi l'incontro con quella che sarà la sua vittima. Pirrone, dopo l'arresto, ha raccontato che non trovando il coraggio di uccidersi ha deciso di uccidersi, per andare in carcere e non gravare sulla famiglia. Secondo le ricostruzioni si trova davanti prima una donna di colore, ma è con il figlioletto e non se la sente di sparare.
Poi trova per caso Idi Diene e fa fuoco diverse volte. Per il senegalese non c'è scampo. Viene raggiunto anche alla testa. Sono minuti di terrore. Viene lanciato l'allarme, la polizia blocca Pirrone e lo arresta. Il 118 prova in ogni modo a rianimare la vittima, che muore in strada. La tensione sale subito perché in pochi minuti la notizia fa il giro della numerosa comunità senegalese fiorentina.
Che dapprima scende in strada sul luogo dell'omicidio bloccando ponte Vespucci e impedendo a un pullman di passare. Poi in serata il corteo tra via Calzaiuoli, piazza del Duomo e la stazione. Qui avvengono i vandalismi: fioriere, cestini e scooter rovesciati, pugni alle vetrine del centro. Protestano per l'omicidio, pensano che sia un assassinio di matrice razzista, proprio come avvenne in piazza Dalmazia. "Vogliamo la verità", dicono mentre Pirrone viene interrogato.
La manifestazione attacca anche il cantiere della tramvia in piazza della stazione. Ci sono momenti di grande tensione con la polizia, alla manifestazione si aggregano sembra anche degli italiani. Mentre per la giornata di martedì è indetto un nuovo raduno e un presidio sul ponte Vespucci. Una situazione molto delicata.
I leader della comunità senegalese si scusano con la città, mentre il sindaco Nardella dice: "Siamo tutti addolorati per la morte di Idi Diene, ma questa violenza non è la risposta". Firenze piomba per un giorno di nuovo nel terrore, come nei giorni di piazza Dalmazia. "Non è razzismo", assicura ancora la procura. "Perché ha colpito proprio il giorno dopo la vittoria dei fascisti?", sono le parole di Pape Diaw, rappresentante della comunità senegalese. La convivenza pacifica ha in certi momenti delle radici molto labili. L'episodio conferma il clima di tensione sul tema immigrazione.