Firenze, 1 ottobre 2016 - Si è aperta la campagna #stavoltaNO di Sinistra Italiana per il No al Referendum costituzionale. E dal palco di Ognissanti, davanti a un migliaio di persone, non sono mancate battute, stoccate e critiche al premier, ma non solo. Pippo Civati infatti, ha chiamato in causa proprio il grande assente Pierluigi Bersani, invitandolo con una battuta che ha riscosso tanti applausi: “Pierluigi vieni con noi, ti stiamo aspettando. A forza di pettinare le bambole, hanno perso i capelli. È finita l’epoca del ‘Ni’, bisogna votare No”. Sul palco della manifestazione, Tommaso Grassi ha portato sul palco un foglio gigante dell’articolo 70: “Parla da solo e smentisce il premier – ha spiegato mostrandolo alla folla -. Quello attuale è breve, mentre quello modificato, come vedete, è enorme”. Pippo Civati, protagonista di uno dei primi appuntamenti alla Leopolda dell’allora sindaco Renzi, gli lancia una sfida diretta, faccia a faccia: “Sono pronto a ritornare alla Leopolda per un confronto, se lui accetta”.
E quanto alle dichiarazioni di voto del presidente Giorgio Napolitano: “Tutto si può dire fuorchè questa riforma rafforzi il Parlamento, e questo è uno dei motivi principali per cui noi siamo contrari”. Stoccate al presidente Renzi arrivano anche dall’ex leader della Cgil, Sergio Cofferati, che sul proposito annunciato del premier di rivedere l’Italicum afferma: “Lo fa solo per ricompattare il Pd che si è sbriciolato, com’era naturale. Renzi continua a ripetere sistematicamente le cose che ci ha abituato a sentire nel corso di questi mesi: da una parte minaccia la crisi e la catastrofe se dovessero vincere i suoi interlocutori, dall’altra fa delle promesse per le quali non ha le risorse per poi rispettarle e attuarle, alcune delle quali sono contrarie all’interesse generale, penso nello specifico al ponte sullo stretto di Messina”.
E quanto al duello televisivo Renzi-Zagrebelsky: “Da un lato – spiega Cofferati – abbiamo visto un professore che ragiona con grande rigore, dall’altra un presidente che cerca di nascondere i limiti e i difetti della sua esperienza governativa”. Anche Nichi Vendola ha urlato il suo No dal palco fiorentino: “Renzi con la sua politica strizza l’occhio ai potenti del mondo, ed è grave che lui abbia ubbidito come uno scolaretto all’input di quelle banche che dicevano ‘bisogna cambiare le Costituzioni democratiche perché danno troppi diritti’. L’Italia negli anni Settanta è cresciuta, quando i lavoratori avevano più diritti. Si cerca di mettere la museruola agli italiani, per questo la campagna si giocherà su una semplice domanda: cosa conto io? Il No è al Paese della propaganda che si contrappone al Paese reale. Il No è un no alla cancellazione della realtà, e a tutto quello che ogni giorno una tendenza al regime vorrebbe far sparire dalla scena”.