Firenze, 5 marzo 2018 - Momenti di puro terrore in pieno giorno, fra le 11,30 e mezzogiorno, all'altezza di Ponte Vespucci (a due passi dal centro storico) dove sono stati esplosi alcuni colpi d'arma da fuoco. Un senegalese, di 54 anni, Idy Diene, è rimasto ucciso dai colpi di arma da fuoco, nonostante i tentativi di rianimazione dei sanitari.
La polizia, allertata dai militari in servizio davanti al vicino consolato degli Stati Uniti, ha fermato un uomo, un italiano di 64 anni. Si chiama Roberto Pirrone. Stamani è uscito con la sua beretta regolarmente detenuta. Il suo intento era quello di togliersi la vita per motivi economici. Avrebbe infatti, lasciato un biglietto ai familiari per dare una spiegazione al suo gesto. Sul ponte invece non ha trovato il coraggio ed ha sparato a uno straniero che era un venditore, nella vicina via Montebello.
Intanto a distanza di alcune ore dalla sparatoria, sul ponte Vespucci si sono ritrovati alcuni senegalesi per protestare ed esprimere la loro rabbia per la morte di un loro connazionale. Una ventina di senegalesi sta bloccando una carreggiata del ponte Vespucci di Firenze dove stamani è stato ucciso un loro connazionale con colpi d'arma da fuoco sparati da un italiano. I senegalesi si sono radunati proprio per esprimere la loro rabbia per l'accaduto, così dicono, e rimarranno «finchè serve».
Il ponte, che era stato riaperto dopo la rimozione della salma, è stato nel primo pomeriggio isolato dalle forze dell'ordine anche nella carreggiata che in teoria viene lasciata percorribile. Infatti alla spicciolata stavano arrivando altri senegalesi per unirsi alla protesta. Protesta che poi ha cercato di raggiungere la questura.
«Dobbiamo tutti stringerci nel dolore intorno alla famiglia e alla comunità del senegalese ucciso, senza dividerci: era, tra l'altro, parente di Samb Modou», uno dei due senegalesi uccisi il 13 dicembre 2011 a Firenze da Gianluca Casseri, simpatizzante di estrema destra che poi si suicidò. Lo ha detto oggi pomeriggio, l'imam di Firenze e presidente Ucoii Izzedin Elzir. Commentando le parole dello storico portavoce dei senegalesi fiorentini Pape Diaw, secondo il quale l'omicidio non potrebbe trattarsi come pare dalle prime ricostruzioni del gesto di un pazzo, l'imam ha sottolineato come adesso «dobbiamo dare un grande abbraccio alla famiglia e alla comunità colpita da questa tragedia, non è il tempo delle divisioni: tutta la città di Firenze abbraccia i senegalesi in questo momento di dolore». Certo, ha poi aggiunto, «il clima di intolleranza di questa campagna elettorale non aiuta in un momento come l'attuale»