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"Sgradevole e fuori contesto". Turisti e fiorentini bocciano Fischer / SONDAGGIO

Ancora polemiche sull’opera "Big clay" in piazza della Signoria

L’opera di Fischer installata in piazza Signoria (Ansa)

Firenze, 30 settembre 2017 - "A me sembra proprio quella cosa là, però non scriverlo sul giornale, mi vergogno". Molti lo pensano, per pudore nessuno lo ammette. Per descrivere la prima immagine che suscita Big clay, l’opera di Urs Fischer installata in piazza della Signoria, si ricorre alle piroette linguistiche. C’è chi spolvera il latinorum – defecatio – chi si esprime con linguaggio da verbale della Polizia Municipale – deiezione – chi cita la corazzata Potemkin di Fantozzi specificando "ma in senso letterale!". Del resto la storia dell’arte ci ha già consegnato quella "d’artista" di Piero Manzoni; se anche fosse ammissibile questa lettura, Urs Fischer se ne farà una ragione.

Chi proprio non sembra accettare la scultura dell’artista elvetico, sono i fiorentini. Che non hanno necessariamente una preconcetta ostilità nei confronti di piazza della Signoria come spazio per l’arte contemporanea. Francesca, Rosaria e Stefania ricordano con piacere la presenza delle rotonde figure femminili di Botero o la tartaruga di Jan Fabre, mentre trovano «sgradevole» o addirittura «disturbante» l’opera di Fischer. Pur non disprezzando l’idea della piazza come area da concedere alle installazioni, per Paola sarebbe meglio se fosse concessa ad artisti emergenti, piuttosto che affermati: «Forse però con le star si vince facile, le loro opere sono più difficili da criticare e c’è meno rischio di essere impopolari».

Molti fanno professione d’ignoranza, premettendo che probabilmente non sono in grado di capire il senso dell’opera perché a digiuno di arte contemporanea. Come Alessandro, fiorentino emigrato in America, che scherza: «Mi fa venire voglia di tornarmene in Messico».

 

Dai giovani e dagli stranieri sembra esserci più apertura. Valdemar, studente polacco in vacanza, e Ivano, universitario a Pisa, apprezzano il contrasto tra le pietre di Palazzo Vecchio e il metallo di «Big clay». Valdemar precisa, tuttavia: «È un bene che sia una presenza temporanea e non permanente nella piazza». Ai brasiliani, Tulio e Daniely l’opera non dispiace, ma comprendono i giudizi negativi: «È un fatto di cultura, voi italiani avete millenni di storia alle spalle, occorre aspettare qualche secolo perché ne venga riconosciuto il valore».

Joan e Michael, un’anziana coppia di americani dal Massachussets, guardano con orrido stupore la scultura. Sono loro a domandare al cronista: «Ma cosa diavolo è?». Se ne intendono di arte contemporanea, non riescono a credere che sia davvero opera di Fischer, per tre volte chiedono conferma: «Abbiamo scattato una foto perché questa è la cosa più orribile che abbiamo mai visto». Joan racconta che le piace Urs Fischer, ha visto alcune delle sue opere e le ha parecchio apprezzate, «negli Stati Uniti è un nome che ha un ottimo mercato tra collezionisti e appassionati d’arte, ma questa è una mostruosità».

Critiche facilmente profetizzate anche da Dario Nardella: «Ben venga la polemica, è segno di vivacità culturale – ha dichiarato all’inaugurazione il sindaco – la grande arte fa sempre discutere e piazza della Signoria è un’agorà». Mentre osservano la scultura con una certa perplessità, Anna e suo marito offrono uno spunto di riflessione analogo: «Non ci piace, ma un’opera d’arte dovrebbe sempre far discutere e rappresentare anche una provocazione, altrimenti non sarebbe arte». Loro, senesi, aggiungono però: «Ah no, in piazza del Campo una cosa del genere non sarebbe mai stata permessa».

Andrea Caruso