Firenze, 21 ottobre 2017 - «UN DOLORE fortissimo, sempre vivo. E’ difficile spiegare ciò che si prova quando si è pronti per vivere la gioia più grande della vita e improvvisamente, senza una ragione clinica, si sprofonda nel baratro di un lutto: dalla nascita alla morte nel giro di poche ore. E la cosa assurda è che noi, dopo un anno e mezzo, non abbiamo ancora un posto dove poter andare a salutare la nostra bambina». Sonia e Leonardo sono la mamma e il babbo di Viola: la bambina chiusa in una cella frigorifera dell’Anatomia patologica di Careggi da un anno e mezzo. Registrata all’anagrafe con il dolorosissimo seguito di «nata morta». La tragedia è successa tra il 5 e il 6 aprile 2016. E’ martedì mattina quando Sonia sente che la bambina si muove poco e per precauzione decide di farsi accompagnare da Leonardo alla Maternità di Careggi: è lì che hanno seguito la gravidanza e il venerdì precedente avevano fatto l’ultimo controllo.
TUTTO REGOLARE. Mancavano due settimane alla scadenza del tempo. E a casa tutto era pronto per Viola: i cugini entusiasti. ma quel martedì qualcosa non va. Arrivata alle 14, dopo mezz’ora il tracciato dell’elettrocardiogramma rassicura Sonia: la bambina sta bene. Ma lei continua a non sentire i calci. Per questo alle 16,30 vengono ripetuti gli esami: ecografie e tracciato ancora regolari. Poi, cinquanta minuti dopo, il silenzio. Il cuore non batte più. A Sonia fanno partorire la bambina. Che nascerà senza vita. E’ l’inizio di un calvario. Dopo l’esposto della famiglia vengono nominati due specialisti per la perizia, sono di Careggi e rifiutano l’incarico. La bambina dall’aprile al gennaio successivo resta nelle stanze della morgue. La giustizia, talvolta, ha tempi che mal si conciliano con la vita di chi è in attesa di una risposta. Senza sepoltura il lutto non può essere elaborato. Per i genitori il trauma non si chiude ma si perpetua, lasciando segni che sarà impossibile cancellare. A gennaio i due nuovi periti nominati, in base allo studio delle cartelle, decidono che non c’è motivo per fare l’autopsia: la bambina sarebbe morta per un doppio giro del cordone ombelicale al collo.
«NOI ERAVAMO LÌ, nessuno ha mai attribuito la causa della morte al cordone ombelicale», dice il babbo Leonardo. Ma, a questo punto, con questa perizia in mano, la magistratura decide per l’archiviazione. Cosa che non va giù ai genitori che preparano tutte le carte, già inviate al giudice per la richiesta di opposizione all’archiviazione. «Speriamo che il gip l’accolga e affidi l’incarico a nuovi periti che facciano chiarezza. Vogliamo sapere perché è morta nostra figlia – dice Leonardo – Può darsi che sia stata solo sfortuna: ma la legge prevede che per ogni bambino nato morto dopo la 25esima settimana di gestazione si faccia l’autopsia. Qui mi sembra che invece di cercare la verità si stia facendo di tutto per tutelare l’organizzazione di Careggi. E questo non posso sopportarlo». Dolore, rabbia, disperazione. Con la piccola Viola ancora chiusa in quelle stanze. Sola. «Perché quando siamo arrivati alle due del pomeriggio non è stato deciso per un cesareo d’urgenza? Perché? Mancavano due settimane alla scadenza del tempo, sarebbe stato normale. Qualcuno ce lo spieghi e ci restituisca la nostra bambina prigioniera in una cella da cui non tornerà».