Firenze, 8 gennaio 2012 - CRESCONO alla velocità dei click le adesioni al gruppo «La vera voce e il vero cuore di Firenze per il maestro Zeffirelli», nato su Facebook grazie all’iniziativa della giornalista de “La Nazione” Titti Giuliani Foti che ha tradotto in azione il pensiero di tanti.

Le adesioni sono ormai un centinaio. E dai post trasuda quello che il maestro rappresenta per la città: un simbolo, amato e discusso, e un certificato di sana e robusta fiorentinità che il tempo o la lontananza non scalfiscono.

Il gruppo, ovviamente, partecipa al coro di coloro che, come ha fatto l’attore Massimo Ghini sulle pagine del nostro giornale, pretendono che al Maestro sia consegnato il Fiorino d’Oro. E pure di più. Ad esempio, che a Zeffirelli venga intitolato il nuovo teatro.

«Sarebbe giusto — spiega Titti Giuliani Foti — che si riconoscesse quel che Zeffirelli ha fatto nel mondo con la sua opera. Dopo i grandi del Rinascimento l’ultimo epigono dei grandi è sicuramente lui». Ma cosa ne pensa, il regista di “Un tè con Mussolini”? «Se Firenze decidesse di offrirmi il Fiorino d’Oro, per coerenza dovrei mettere delle condizioni», ha rivelato in un’intervista a Sandro Bennucci, pubblicata ieri, ricordando pure l’aneddoto del Fiorino comprato in via della Condotta e infilato nella bara di Oriana Fallaci. «Confesso: credevo di averlo ricevuto. Mi accorsì di non possederlo quando morì».

Il “Fiorino d’Oro”, Zeffirelli, lo accetterebbe ad esempio soltanto dopo aver stipulato un “patto”, magari con il sindaco Renzi, che sigilli, ad esempio, la volontà rispettare quella che, secondo il regista, è «sempre meno Firenze». Meno autorevole, meno aggraziata, e pure scempiata da «obbrobri» come il palazzo di giustizia di Novoli («inguardabile») o il teatro dell’Opera («una scatola da scarpe che non voglio assolutamente mi venga intitolato»).

E il web? Sulle pagine del social network si mescolano ammirazione per la sua opera ma anche sgomento per il riconoscimento che, la sua Firenze, non gli ha ancora tributato. Un po’ come è successo ad Oriana. Forse è il destino dei grandi.