Firenze, 5 settembre 2013 - DALLA FOCE del Mississippi... direttamente sulle sponde dell’Arno. Passando per la teca di qualche collezionista senza scrupoli che quando è diventata troppo ingombrante ha deciso di liberarsene. Questo il destino di una grossa tartaruga alligatore, una specie esotica piuttosto rara oltreché pericolosa, che è stata tirata su dalle acque dell’Arno non senza qualche stupore da un pescatore che l’ha ‘agganciata’ con l’amo per il carapace.
IL PESCATORE, che ha pescato l’animale qualche giorno fa alla confluenza fra l’Arno e la Greve, ha immediatamente avvertito gli uomini del Corpo forestale dello Stato, che sono sopraggiunti sul posto per prendere in consegna l’animale, che non senza qualche difficoltà è stato sistemato all’interno di un grosso sacco. La tartaruga alligatore in questione è lunga circa 50 centimetri, per un peso di circa 30 chili. La sua pericolosità sono i morsi: dispone infatti di un apparato dentale molto sviluppato, in grado di procurare danni di non poco conto anche all’uomo. Un suo morso, sostengono gli esperti, è in grado anche di superare la protezione di uno stivale.La tartaruga alligatore pratica la caccia d’agguato, sistemandosi immobile sul fondo dell’acqua, e aspettando immobile le sue prede con la bocca spalancata. Sulle lingua presenta un’escrescenza vermiforme che attira i pesci in trappola mortale.
DOPO AVER verificato con l’intervento di un veterinario della Asl che la tartaruga stava bene e non aveva particolari problemi, la Forestale l’ha con segnata alla Fondazione Malenotti di Pratolino, che si occupa di recupero di rettili e anfibi. «Nel fiume Arno queste tartarughe hanno trovato un habitat a loro congeniale e simile a quello originario delle paludi del Mississippi — spiegano gli esperti della Forestale —. C’era stato un solo precedente avvistamento analogo di una tartaruga del genere, alcuni mesi fa, nella zona della Pescaia, ma in quell’occasione la tartaruga riuscì a liberarsi. Potrebbe trattarsi dello stesso esemplare oppure no, ma se vi fossero un maschio e una femmina non è detto che non possano riprodursi». Il fenomeno dell’abbandono di questi animali esotici nell’Arno, dove si trovano anche specie di pesci non autoctoni e sempre più insoliti, oltre che di insolite dimensioni, crea non pochi problemi e squilibri ambientali.
«SONO ormai centinaia ad esempio le piccole tartarughe con a testa rossa che vivono nelle acque dell’Arno — prosegue la Forestale —, un segno questo da una parte delle modificazioni ambientali del nostro fiume ma dall’altro anche di cattiva civiltà, perché le persone che prendono in casa animali esotici di questo tipo poi decidono magari di disfarsene quando diventano troppo grandi. Liberandoli nell’ambiente mettono a rischio la sopravvivenza delle specie autoctone, oltre che creare un potenziale pericolo anche per le persone, come nel caso di questa specie di tartaruga alligatore».
F.C.
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