LAURA TABEGNA
Cronaca

Le donne che contano nel digitale: una fiorentina nella top 100

Fernanda Faini è esperta di assistenza giuridica in materia di amministrazione digitale. "Basta formare e appassionare le persone"

Digitale (foto Germogli)

Firenze, 5 dicembre 2015 - La piramide burocratica amministrativa e la dicotomia tra ente pubblico e cittadino saranno presto superate dalle nuove tecnologie. In Toscana la regia sugli aspetti giuridici dell’open government, dell’amministrazione trasparente e accessibile attraverso il web, è affidata a Fernanda Faini (nella foto sotto), che proprio dalla rete è stata classificata tra le cento donne italiane che più contano nel digitale.

La dottoressa Faini è responsabile dell’assistenza giuridica in materia di amministrazione digitale presso la Regione Toscana, collabora con l’Università di Firenze, ha un master in management pubblico ed e-government, è dottoranda all’università di Bologna in diritto e nuove tecnologie, collabora in numerose riviste di settore ed è membro di associazioni nazionali.

Dottoressa Faini, come ha coniugato la sua formazione giuridica con le nuove tecnologie?

"Mi sono laureata in legge e poi ho vinto un concorso nella pubblica amministrazione. Adesso mi occupo di assistenza giuridica in materia di amministrazione digitale. La passione per il diritto si è unita a quella per le  nuove tecnologie perché in questa unione è il futuro della nostra democrazia".

Fernanda Faini

Che progetti ha in cantiere adesso?

"Con l’università di Bologna sto lavorando su un progetto di open government, un  nuovo modello di amministrazione pubblica che stabilisce un rapporto orizzontale con il cittadino grazie alle nuove tecnologie. Stiamo parlando di una rivoluzione che cambierà l’approccio delle istituzioni: qualcosa di dirompente".

Lei è risultata tra le cento donne italiane che più contrano nel digitale. Come è stata stilata la classifica?

"E’ un'idea che nasce in Usa e si sviluppa sul web. In Italia è stato utilizzato lo stesso procedimento e la ‘rete’ ha fornito i nomi delle persone che, con varie competenze e ruoli, si occupavano del digitale".

La nostra pubblica amministrazione è famosa per il suo spirito conservatore. E’ difficile attuare la rivoluzione digitale?

"E’ un cambio radicale di prospettiva, quindi è necessario modificare i processi di riferimento. Ci vuole visione, un po’ di tempo e una riorganizzazione dei procedimenti, tanta formazione. Ma non ci sono altri ostacoli, non ci sono nemmeno barriere anagrafiche, basta formare e appassionare le persone. Le tecnologie sono un vantaggio per l’amministrazione. Il problema è che bisognerebbe omogeneizzare tutta l’Italia".

Come è messo il nostro paese nel panorama internazionale?  L’open government toscano a che punto è?

"Le istituzioni nazionali e l’agenzia per l’Italia digitale stanno lavorando molto. C’è stata una grande evoluzione, ma siamo lontani dagli standard dei paesi più digitalizzati. La Regione Toscana, ma anche il Comune di Firenze, sono un’eccellenza nel panorama nazionale".

L’amministrazione è già pronta a dialogare con i cittadini?

"Credo che presto si arriverà ad un rapporto di grande fiducia. I servizi digitali dell’amministrazione stanno entrando nella quotidianità degli utenti. Purtroppo molti servizi online esistono, ma non sono utilizzati, anche perché non sono comunicati adeguatamente ai cittadini. L’obiettivo è raggiungere il ‘civil servant’ inglese, un’amministrazione al completo servizio della collettività".

E il cittadino come risponde alla chiamata del digitale?

"Il problema, spesso, non nasce dalla mancanza di mezzi, ma dall’assenza di utilizzo. L’ideale sarebbe progettare strumenti insieme agli  utenti. Non sempre il cittadino conosce l’offerta amministrativa online. In più, ancora c’è molta sfiducia nella tecnologia. Per combatterla bisogna che il sistema sia il più chiaro, intuitivo e semplice possibile".

Una profezia sulla futura pubblica amministrazione digitale?

"Un effettivo open government italiano, una cittadinanza digitale attiva. Ci saranno open data di qualità, informazioni, dati e servizi completamente in rete. Saranno superate anche le attuali porte di accesso, che diventeranno ancora più semplici nello scambio di comunicazioni".

Lei è esperta di diritto amministrativo ‘digitale’. Le fonti giuridiche italiane sono adeguate?

"Al livello normativo esiste un codice dell’amministrazione digitale, ma serve un adeguamento e un'evoluzione, come previsto del resto nella riforma Madia. Il problema, spesso, non riguarda l’assenza di norme, ma la maniera di renderle effettive.  Occorre un testo solido con pochi principi generali e le regole tecniche per disposizioni specifiche: ciò permette di acquisire certezza e chiarezza del diritto".

Laura Tabegna