Paola Fichera
Cronaca

Gli infermieri giocano ai fornelli, mentre i pazienti aspettano i ricoveri

I capisala a Vallombrosa per una giornata. Obiettivo: socializzare

Un corridoio d’ospedale con i pazienti in attesa di visita

Un corridoio d’ospedale con i pazienti in attesa di visita

Firenze, 4 aprile 2015 - «Stare bene con se stessi per stare bene con gli altri». Grande e condivisibile frase di Stephen Covey che l’Azienda sanitaria Firenze ha scelto come titolo per il primo meeting di coordinamento, un corso di aggiornamento obbligatorio, organizzato giovedì 9 aprile all’Abbazia di Vallombrosa. I 46 coordinatori capisala, tutti degli ospedali di Ponte a Niccheri e Serristori, si presenteranno in servizio con abbigliamento comodo e informale. Pronti a confrontarsi in giochi di squadra per misurare e formare il loro «spirito di coesione e collaborazione». Come? Alle 10 con «Occhio, orecchio, mano». Alle 11 con «Il pranzo è servito», un’ora e mezzo concessa a ognuna delle 7 squadre per preparare 25 porzioni di antipasti o un primo vegano, oppure un primo carnivoro o vegetariano infine dolci e dessert. Alle 13 pausa pranzo. Alle 14 «introduzione alla biodanza come forma di comunicazione, primi passi di relazione». Alle 16 commenti e riflessioni sulla giornata. Poi tutti a casa. Il programma, organizzato dalla direttrice della Assistenza Infermieristica Firenze sud est Maristella Mencucci ha immediatamente scatenato la reazione indignata e la denuncia dei Cobas.

«La direttrice – ha detto Andrea Calò della Rsu Cobas – ha pensato bene di organizzare la giornata in occasione dell’assemblea degli infermieri e degli operatori socio-sanitari e tutto questo mentre in ospedale regna il caos più totale e si lavora in condizioni di disagio e di precarietà». Mentre – aggiungiamo noi – negli ospedali le liste di attesa si allungano e i disservizi per i malati sono all’ordine del minuto. La Asl 10, contattata per avere qualche informazione in più sulla logica di questa scelta di formazione ha deciso di non rilasciare dichiarazioni ufficiali, ma ha fatto trapelare alcune informazioni: è tutto il personale che si è messo d’accordo per organizzare questa giornata perché è obbligatorio e serve ad aumentare lo spirito di coesione. Utile, anzi, indispensabile, soprattutto nella gestione delle emergenze che, nel mondo dell’assistenza sanitaria, sono quotidiane. Il costo dell’intera operazione sarebbe pari a zero euro per l’ente pubblico visto che i lavoratori hanno deciso di pagarsi da soli sia il viaggio di spostamento a Vallombrosa che gli ingredienti per la preparazione del pranzo. Nell’Abbazia poi utilizzeranno solo una stanza messa a disposizione gratuitamente dai boy scout. Insomma, apparentemente nessuno spreco di denaro pubblico. Fatto salvo, naturalmente, il costo della giornata di lavoro che viene comunque imputato alla collettività. E’ pur vero che i corsi di formazione si sono sempre svolti, e sempre in orario di lavoro, solo che finora sono state utilizzate alcune stanze della normale sede ospedaliera. La novità quindi è nella decisione, pare collettiva e ampiamente maggioritaria, di ‘ritirarsi’ a Vallombrosa. Il duello sindacale sarà, per forza di cose, all’ultima accusa. L’amarezza per il cittadino-utente-malato è una sola: che c’entrano coesione, sinergia e spirito di squadra e di servizio sociale con tutto questo?