Firenze, 11 giugno 2016 - La scritta rossa su fondo bianco descrive ancora una “Cartoleria” ma da un mese il fondo commerciale, chiuso poco tempo fa, tra via Redi e via Maragliano, non ospita più penne e quaderni bensì le preghiere di un gruppo di fedeli musulmani. La saracinesca è semi-abbassata, della carta da parete cerca di oscurare la porta a vetri ma tra una fessura e un’altra il colpo d’occhio è inevitabile. All’interno l’arredamento è spoglio, fatta eccezione per i lunghi tappeti, molto morbidi dove i musulmani pregano comodi.
Spesso all’esterno, denunciano i residenti, ci sono decine e decine di scarpe lasciate in strada, una accanto all’altra. Un altro insediamento – dicono gli abitanti – alle porte del quartiere di Novoli, la periferia Nord della città già inflazionata dall’immigrazione. Così anche Firenze, dopo Milano, Roma, Napoli e Bergamo, ha la sua "moschea abusiva", così la chiamano i residenti, realtà sempre più “tollerate” perché in Italia esistono sotto la definizione di "associazione culturale". Dei centri di aggregazione per la preghiera dei musulmani che spesso sfuggono ad ogni controllo. Una galassia che rimane sempre nella penombra e che potrebbe esporre i fedeli e non solo alla mercè di predicatori di ogni tipo. La denuncia arriva direttamente dai commercianti e dai residenti, da ripetute segnalazioni ricevute, sembrerebbe che "ogni venerdì – raccontano – ci siano delle riunioni di preghiera, senza alcuna formale comunicazione e richiesta di autorizzazioni".
"Non accettiamo zone franche dell’illegalità, tanto più in un momento di massima allerta terroristica" si ribella il quartiere. Francesca Lorenzi, titolare di Spazio Idea, è preoccupata. La sua attività non è distante: "Non abbiamo niente contro queste persone – dice – ma ci vorrebbe più controllo, non vogliamo che San Jacopino, un quartiere già con tanti problemi, si trasformi in un ghetto da cui tenersi lontani". La paura, infatti, è che in questi posti si infiltrino persone con doppi fini che non farebbero altro che peggiorare le condizioni di vita del quartiere. Sulla questione interviene anche il capogruppo del Movimento 5 Stelle Arianna Xekalos attacca: "Stanno arrivando continue segnalazioni da parte dei cittadini che vogliono capire come sia possibile che in un quartiere con molti problemi, come quello di San Jacopino, si permettano queste cose. Chi è passato di sera per questa via, ha trovato 40 paia di scarpe sul marciapiede, appartenenti a coloro che erano dentro il fondo, a pregare. Noi non siamo contro una religione piuttosto che un’altra, ma vorremmo che si rispettasse la legalità, sempre e ovunque. Il sindaco Nardella deve attivarsi per trovare un luogo adatto a coloro che vogliono professare la loro religione, e non lasciare che ognuno faccia a modo suo, creando come in questo caso soltanto del caos".