Firenze, 15 dicembre 2015 - Trentanove studenti sospesi per l’occupazione del liceo artistico di Porta Romana. La scuola ha decisamente optato per il pugno di ferro. Addirittura, una decina di ragazzi sono stati sospesi per ventuno giorni. È dalla scorsa settimana che è scattata la punizione. Ma da oggi dovrebbe partire quella più pesante, inflitta appunto ad una decina di ex occupanti. Ragazzi che, specialmente quelli di quinta, rischiano a questo punto di dover ripetere l’anno.
«Avranno sicuramente 5 in condotta alla fine del primo quadrimestre. Come faranno a rimediare?». I genitori sono imbufaliti. Hanno scritto al dirigente dell’Ufficio scolastico regionale Domenico Petruzzo. E si annunciano una serie di ricorsi al Tar. Stamani le famiglie dei sospesi per ventuno giorni si presenteranno, alle 8, davanti alla porta dell’istituto. «Faremo di tutto per far entrare i nostri ragazzi», tuonano.
La tensione è quasi più alta ora che durante l’occupazione che, ricordiamolo, è durata nove giorni, con un gruppetto di studenti barricato all’interno del liceo che ha impedito l’ingresso a docenti, personale amministrativo e, ovviamente, ai ragazzi che invece avrebbero voluto far lezione. Un muro contro muro che ha visto la preside, Annamaria Addabbo, in rotta di collisione con una parte dei suoi allievi. «Aprite la porta. Fateci entrare e discutiamo tutti insieme all’interno della scuola. E’ solo col confronto democratico che si risolvono i problemi», disse durante un’assemblea in giardino.
Poi, l’incontro con Nardella e la fine dell’occupazione. Adesso, però, gli ex occupanti devono fare i conti con delle sanzioni che i genitori definiscono «esagerate». «Intanto – si inalbera un papà – non era mai successo che si dessero 21 giorni di sospensione senza fare prima un’istruttoria. Ci sono ragazzini che non hanno mai dormito a scuola e che hanno avuto la punizione più dura. Altri invece che hanno partecipato attivamente hanno avuto ‘solo’ 9 giorni». Insomma, un caos. «Un abuso di potere scandaloso – s’indigna una mamma –. Qui non c’è alcun intento educativo, ma solo la volontà di reprimere». E ancora: «E’ stato violato perfino il regolamento d’istituto, in base al quale le sanzioni devono essere graduali». Elettra Gullè