Firenze, 20 settembre 2015 - Saranno 50 mila i posti disponibili, su invito gratuito, allo stadio Artemio Franchi per la visita del Papa a Firenze del 10 novembre in occasione del Convegno ecclesiale nazionale che si terrà nella Città del Fiore dal 9 al 13 novembre. All'interno dello stadio si potrà entrare solo con un biglietto ma è gratuito, e non esistono biglietti da pagare. Gli inviti saranno distribuiti attraverso le parrocchie e le diverse realtà ecclesiali.
Si sta definendo il percorso della visita del Papa e sono previsti maxi schermi nei luoghi in cui Francesco presenzierà alcuni momenti, il più importante dei quali la liturgia nello stadio comunale. Le novità sono state spiegate dal vicario generale della diocesi di Firenze monsignor Andrea Bellandi, illustrando trenta incontri, trenta profili di “vita buona”, espressivi di un “umanesimo realizzato” a Firenze e anche per questo da offrire ai 2500 delegati del Convegno ecclesiale nazionale, suddivisi in gruppi, nel pomeriggio di giovedì 12 novembre .
Tre i grandi ambiti di riferimento: 'Firenze e la sua Chiesa: storia e testimoni', 'Vita pastorale della Chiesa fiorentina oggi' e 'Realtà ed esperienze sociali e culturali a Firenze'. Nel primo insieme rientrano sette incontri: con i 'Cristiani a Firenze dalle origini al Medioevo', i testimoni dal Rinascimento all’età Moderna, da Sant'Antonino a Maria Maddalena de Pazzi ; quindi la vita consacrata femminile a Firenze e quattro grandi pilastri del Novecento; il Card. Elia Dalla Costa , don Giulio Facibeni, Giorgio La Pira e don Lorenzo Milani. Nel secondo ambito, sulla vita pastorale della Chiesa fiorentina oggi, sono previsti tredici incontri, dal catechismo attraverso l'arte, la catechesi biblica per gli adulti, l'evangelizzazione fra i giovani (con l'esperienza delle Sentinelle del Mattino di Pasqua), passando per i mezzi di comunicazione sociale (con Toscana Oggi e Radio Toscana), l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, la proposta di don Divo Barsotti, i monaci olivetani a San Minato al Monte, le Fraternità monastiche di Gerusalemme, il servizio della carità (dai Buonomini alla Caritas all'Opera diocesana assistenza), la Misericordia, Villa Lorenzi, il progetto Agata Smeralda e la parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice a Novoli come esempio di presenza cristiana nella periferia. Dieci, infine, gli incontri con realtà ed esperienze sociali e culturali, che spaziano dagli esempi di cura ed assistenza alla persona al Centro La Pira, passando per l'eredità spirituale di padre Ernesto Balducci, fino alla Scuola d'arte sacra ai Colloqui fiorentini. Dunque trenta incontri che possono suscitare, conclude Bellandi, “forme nuove di testimonianza e feconda operosità”.
I 'Trenta incontri' raccolgono “tante esperienze, tante storie, tante realtà che hanno mostrato come la fede cristiana ha a che fare con la vita e sa creare forme di vita nuove. E questo sia nel tessuto ecclesiale che in quello civile”. Mons. Bellandi spiega che per rispondere alle molteplici sfide che l’epoca attuale pone non solo alla Chiesa ma all’intera società, il Convegno andrà “alla scuola” di ciò che già è stato fatto nei secoli passati “e di ciò che anche oggi, in ambiti e forme diverse, viene ‘tentativamente’ realizzato. Non si vuole, infatti, disegnare in astratto un 'nuovo umanesimo', ma si vuole partire dall’esperienza vissuta della fede cristiana, in cui emergono spazi di ''vita buona del Vangelo' per la tutta la società”.
In questo quadro non poteva essere trascurata una figura come quella di don Lorenzo Milani, tanto più che una delle cinque vie prese in esame dal Convegno eccclesiale di Firenze è quella dell'educare. Il priore di Barbiana “appartiene al nostro patrimonio” e quelli che in passato furono sospetti anche da parte romana non hanno motivo di sussistere. Anche la figura di Balducci è importante perché ha segnato il cattolicesimo fiorentino. Mentre ci si prepara al convegno di Firenze e alla visita del Papa, anche la cronaca si appropria di termini importanti per la costruzione della città, come ad esempio “carità”. “Prima che indicare un fare – rileva Bellandi – è un accorgersi che siamo oggetto d'amore da parte di Dio. Il Papa sottolinea l'estrema gratitudine, la familiarità con Dio. Da questonasce una compassione che è interessarsi e coinvolgersi con l'altro, con le povertà materiali, psicologiche, esistenziali”. Nella “carità” l'altro non viene sentito “come problema da risolvere, ma come soggetto con cui mettersi in cammino. L'uomo del 21 secolo esprime un disagio e anche il desiderio di una compagnia che gli voglia bene”.