Firenze, 23 marzo 2014 - A FIRENZE è già partita la caccia all’erede di Renzi, quello che dalla stessa poltrona di Palazzo Vecchio, reggerà le sorti della città che da quattro anni si è guadagnato il non facile ruolo di laboratorio politico nazionale. Oggi il voto delle primarie del Pd per la scelta del prossimo candidato sindaco è il primo vero test del partito renziano sul segretario nazionale del partito. E il Matteo fiorentino ne è consapevole: tanto da essersi precipitato, solo una settimana fa, a sostenere di persona il suo candidato, il vicesindaco incaricato Dario Nardella. Per un anno, mentre il partito si dibatteva fra regole e primarie per il congresso nazionale, testa di ponte renziana in Parlamento.
Renzi, del resto, ha dato il via alla sua scalata alla scena nazionale proprio partendo dal partito dei sindaci, reclamando il diritto di far sentire più forte nei palazzi romani, la voce di chi, da amministratore, era più vicino ai problemi dei cittadini e si misurava concretamente ogni giorno con i loro problemi. Oggi la sua città darà il primo giudizio su di lui. E il problema non sarà se Dario Nardella riuscirà o no a vincere la sfida. Perché questo è un dato praticamente scontato, ma in quanti del Pd, sceglieranno di dare più forza alla sua politica, andando a votare nei gazebo e nei circoli del partito.
Dario Nardella e l’onorevole Simona Bonafè (prossima a entrare nella segreteria nazionale del Pd), amano definirsi «i renziani del primo quarto d’ora» e ieri, presentando il libro del Qn dedicato alla carriera lampo dell’attuale premier hanno sottolineato proprio questo aspetto. «Quello che ha sempre caratterizzato Matteo — ha detto Nardella — è il coraggio di rischiare. E’ in nome di questo coraggio, del resto, che, accettando di sostituire Letta senza passare dalle urne, è arrivato a sacrificare parte della sua testimonianza politica per mettersi al servizio del Paese che aveva bisogno di cambiare marcia, di accelerare i tempi della ripresa». Bonafè annuisce a aggiunge: «Non è vero che Renzi è un uomo solo al comando, al contrario sa motivare bene la squadra e la gente. Quella che ha lanciato da Firenze e che sta proseguendo a Roma è una sfida per un progetto collettivo. E’ un modo per convincere tutti a metterci la faccia e mandare avanti il Paese». E al primo test sarà Firenze a rispondere.
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