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polizia postale
Firenze, 15 novembre 2014 - LE POSTE compravano, ma gli smartphone ultima generazione destinati ai dipendenti sparivano puntualmente. Le denunce dell’azienda si erano intensificate negli ultimi tempi e il pm, Fedele La Terza, ha incaricato gli uomini della Polposta di fare un’indagine. Agli specialisti di via della Casella è bastato poco per capire chi stesse donando (o forse in qualche caso vendendo) a parenti e amici i telefonini delle Poste: l’uomo, M.C., residente nel comune di Lastra a Signa, dipendente del Centro Meccanizzazione Postale di Castello, è ora indagato per ricettazione. Adesso, rischia anche il posto di lavoro.
Risalire a lui, è stato tutto sommato facile. Probabilmente, non aveva fatto i conti con il livello di conoscenza che gli investigatori hanno raggiunto in materia di telefonini. Tracciando gli “Imei” – una sorta di numero di targa di ogni cellulare – gli 007 della Polposta sono risaliti ad alcuni utilizzatori degli apparecchi mancanti (tutti Samsung S2 “Mini” appena acquistati dall’azienda). Subito, è spuntata fuori una curiosità: un paio di questi venivano utilizzati, con sim italiane, da un dipendente del Cmp di Castello ed uno da sua suocera. Un altro Samsung Mini era invece finito in uso ad un’amica che lavora al palazzo di giustizia. La donna è stata la prima ad essere sentita. Ha riferito di aver ricevuto in regalo lo smartphone da un conoscente, guarda caso il dipendente delle Poste.
A questo punto, il magistrato ha firmato il decreto di perquisizione e il cerchio si è chiuso una volta entrati nell’abitazione – situata a Malmantile – dell’uomo: in casa, infatti, M.C. collezionava una dozzina di telefonini – gran parte dei quali ancora nella scatola originale – tutti con il numero di Imei corrispondente a quello della partita Poste Italiane. Una leggerezza che costerà cara al lavoratore, dipendente delle Poste da circa vent’anni: nei suoi confronti si è infatti già avviata la procedura per la risoluzione del contratto con l’azienda.
Stefano Brogioni