Firenze, 10 dicembre 2010 - Adrian Mutu è a Firenze da cinque anni. Dopo nove mesi di squalifica per uso “inconsapevole” di sibutramina il suo nome è tornato nel cuore dei tifosi come prima. A quasi trentadue anni il Fenomeno resta il giocatore più forte della Fiorentina. Lo dicono i numeri, lo pensa la gente. Nell'intervista esclusiva pubblicata su 'La Nazione' in edicola  c’è il racconto della realtà. Almeno di quella vista con gli occhi di Mutu.

L'INTERVISTA


Cinque anni, sessantasei gol viola, un imprecisato numero di casini. Genio in campo, immaturo fuori. Si riconosce?
''Beh, certe volte anche genio fuori''.


Complimenti per la modestia.
''Era una battuta. Ho sempre detto che non sono un santo, ma certe storie sono state strumentalizzate perché faccio il calciatore. So che dovrei essere un modello per i ragazzi e non sono mai stato bravo a mantenere questo tipo di promesse, ma proverò a migliorare come uomo. Ci sono regole da rispettare, soprattutto quelle sugli orari, cercherò di non sbagliare più''.


Si sente più controllato dalla società?
''No''.


E da Mihajlovic?
''No. Fra noi c’è un grande rapporto''.


Fra l’altro l’ha difesa in pubblico anche dopo la rissa con il cameriere, anche se la società aveva preso una posizione molto dura. Si è stupito?
''Mai visto un allenatore che difende così un giocatore, soprattutto dopo una storia del genere. Mi ha stupito davvero. Mi ha fatto anche emozionare, non credevo quasi a quello che sentivo, ho dimostrato quanto gli devo abbracciandolo dopo il mio gol''.


Mihajlovic dice che l’intesa fra voi è nata perché siete due «zingari». Usa spesso questa parola, la sdrammatizza, ci gioca...
 

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