Firenze, 7 luglio 2015 - I carabinieri di Firenze stanno eseguendo 19 misure di custodia cautelare, 12 in carcere e 7 agli arresi domiciliari, per un'inchiesta su un'organizzazione dedita al traffico internazionale di cocaina composta per lo più da albanesi. L'operazione, chiamata 'Ricarica 2013', trae origine da indagini scattate dopo l'omicidio, avvenuto il 15 luglio 2012 a Fucecchio (Firenze), di un cittadino albanese. Associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di droga i reati contestati a vario titolo. Per l'accusa, tra luglio 2013 e giugno 2014 l'organizzazione avrebbe movimentato oltre 15 chilogrammi di cocaina, tra quella importata in Italia e quella rivenduta al dettaglio. Quattro le persone, due albanesi e due pusher italiani, arrestate nel corso dell'inchiesta. Gli arresti di oggi sono eseguiti dai carabinieri del nucleo investigativo di Firenze, in collaborazione con i militari dei comandi provinciali di Lucca, Perugia, Pisa e Pistoia. Coinvolte anche le forze di polizia di Albania e Germania. Ulteriori dettagli nel corso di una conferenza stampa questa mattina alle 11,30 in procura a Firenze.
Tra i 19 arrestati dell'operazione antidroga dei carabinieri di Firenze c'è anche un calciatore della seria A dell'Albania, un 24enne figlio di un imprenditore albanese indicato come il boss dell'organizzazione sgominata dai carabinieri. Laureato in giurisprudenza, il 24enne, in una intercettazione telefonica, è stato sentito dire di avere l'intenzione di entrare in polizia e successivamente, di fare un concorso per diventare magistrato. Diciassette ordini di arresto, tra carcere e domiciliari sono stati già eseguiti stamani fra Toscana, Veneto e Albania; un indagato è ricercato in Germania, un altro è agli arresti domiciliari in Albania per altre vicende. Secondo quanto ricostruito da Dda e carabinieri di Firenze la cocaina veniva portata in Toscana dall'Olanda e distribuita tra l'Empolese, la Versilia, Montecatini e il pisano. La banda conduceva una vita modesta in Italia ma spesso inviava somme ingenti di denaro in contante in Albania - anche intorno ai 300 mila euro per volta - soldi provento del traffico di droga.