Giovanni Spano
Cronaca

"Trust" non è più un bene rifugio, arriva la stangata

Un modo per potersi alleggerire dalla forte pressione fiscale, un vincolo su un singolo bene o su un intero patrimonio: ora la svolta

Mario Cicala

Mario Cicala

Firenze, 18 marzo 2015 - LA NECESSITA' di creare un vincolo su un singolo bene, o su un intero patrimonio, di suddividerlo e affidarlo in gestione a un amministratore. Molteplici gli scopi: meritori (garantire una casa a un figlio che non può provvedere di persona), di puro investimento (su un fondo, per far funzionare meglio un'opera pubblica). Ma anche di alleggirimento dell'abnorme pressione fiscale. Si chiama trust, è uno di stampo anglosassone. Va nell'interesse di uno o più beneficiari. Ha avuto molto successo negli ultimi anni. Anche in Toscana. Il governo Berlusconi aveva cancellato l'imposta su successioni e donazioni, poi reintrodotta.

Vista in quest'ottica, cioè al di là dell'effettivo bisogno dei proprietari del, o dei beni, il trust rimaneva una soluzione-rifugio: era infatti considerato un atto non tassabile poiché si riteneva che non procurasse arricchimento. Non nell'immediato, almeno. E i notai all'atto del rogito non riscuotevano la tassa. L'Agenzia delle Entrate ha preso le trascrizioni dei trust ed è andata a chiedere ai notai, o anche direttamente ai contribuenti, il versamento dell'imposta, dando alla norma una diversa interpretazione. Ricorsi in serie di di notai e contribuenti inviperiti, per dirimere un contenzioso tributario anche cospicuo, in molti casi. Ora la svolta:  Un atto unilaterale, insomma.