Grosseto, 24 febbraio 2012 - Il faldone dell'inchiesta sulla tragedia della Costa Concordia è sempre più fitto di nomi, numeri, circostanze. Dopo che altre sette persone, quattro ufficiali e tre dipendenti Costa, sono stati iscritti nel registro, la battaglia giudiziaria adesso si fa davvero dura. La guerra principale rimane quella tra la procura di Grosseto, che annuncia il ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame di lasciare il comandante Schettino ai domiciliari, e la difesa del comandante stesso.
L'avvocato Bruno Leporatti, che assiste l'ufficiale campano, apprezza da una parte il lavoro della procura. "Un lavoro lodevole", le sue parole. Dall'altra però si mostra fermo: "Se la Procura fara' ricorso in Cassazione lo faremo anche noi: la legge ci concede piu' tempo - afferma Leporatti - comunque lo stiamo gia' scrivendo''.
Diversi i punti sui quali l'avvocato si sofferma, in una conferenza stampa da lui convocata. In primis le carte nautiche. Le carte nautiche - "Le affermazioni date da Schettino dopo l'incidente in cui diceva che gli scogli non erano presenti sulle sue carte si dimostrano vere. Poi dobbiamo capire come quelle carte sono state fornite". Quanto "alla dotazione di bordo - aggiunge - penso che al comandante spetti un controllo, ma non quello di portare il materiale a bordo".
Quindi, il caso cocaina. "Schettino cocainomane? Bufala" - ''E' una delle tante bufale che abbiamo sentito in questi giorni. Schettino non ha mai assunto alcun tipo di droga in vita sua. Se sono state ritrovate tracce di coca sui suoi capelli dobbiamo pensare ad agenti esterni. Schettino e' tranquillo, puo' ripetere il test anche mille volte, sperando che questa volta non venga contaminato''.
Poi, i nuovi interrogatori di Schettino. ''Valuteremo se far risentire il comandante Francesco Schettino dalla Procura''. Lo ha detto il difensore, avvocato Bruno Leporatti, commentando gli sviluppi dell'inchiesta dopo i nuovi sette indagati. Leporatti sta rielaborando la strategia difensiva anche alla luce delle novita' investigative che emergono con i nuovi indagati. ''La Procura ha fatto un lavoro lodevole" ha detto Leporatti.
C'è poi il caso del video del Tg5. ''Ho fatto un'istanza alla procura della Repubblica per avere una copia del video trasmesso dal Tg5 dove si vede la plancia di comando durante il naufragio, ma mi e' stata respinta, gli
inquirenti hanno detto di no'', ha detto l'avvocato aggiungendo che ''e' giusto che l'accusa suoni le sue trombe ma noi vorremmo suonare anche le nostre campane. Poter disporre del video e' una garanzia importante per la difesa''. Sempre parlando del video del Tg5, l'avvocato Leporatti ha affermato che ''la tempistica di cosa avvenne in plancia, su cui peraltro si e' costruito il castello accusatorio, va tutta rivista''. ''Il comandante Schettino e' stato descritto come uomo annichilito, pugile suonato e travolto dagli eventi - ha ancora detto Leporatti -.
Ma questo video mostra una realta' diversa. Il comandante era presente a se stesso e tutti gli ordini passavano da lui''.
LE ACCUSE DELLA PROCURA
Omicidio colposo, naufragio e omessa comunicazione alle autorita' marittime: queste le principali accuse agli ufficiali. Ai responsabili dell'unita' di crisi vengono imputate carenze nella gestione delle fasi emergenziali.
NUOVE ACCUSE A SCHETTINO - LA CENA CON DOMNICA - La procura di Grosseto ha contestato la nuova ipotesi di reato contro Schettino in base al diritto della navigazione. Per gli inquirenti Schettino deve rispondere nello specifico anche di non aver comunicato alla Capitaneria di porto di Livorno l'effettiva gravità della situazione, ritardando così le procedure di emergenza e soccorso. Schettino è accusato dagli inquirenti anche di aver fatto rallentare la nave Costa Concordia per terminare con calma la propria cena, poi di averla nuovamente fatta accelerare verso il Giglio, per non accumulare ritardo, a una velocità di circa 16 nodi nonostante la vicinanza di ostacoli e bassi fondali. Così, sostiene la procura di Grosseto, non si poteva agire in modo efficiente per bloccare la nave entro una distanza adatta a evitare gli scogli.
IL MINISTERO DELL'AMBIENTE PARTE CIVILE - "Ci costituiremo parte civile nel processo sul naufragio della Costa Concordia". Lo scrive su Twitter il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini. L'iniziativa, spiega poi un comunicato del ministero, ha l'obiettivo di "far valere in giudizio eventuali danni ambientali".
"QUELLA SERA NON C'ERANO VEDETTE" - La notte del 13 gennaio il comandante Francesco Schettino non havrebbe predisposto un appropriato servizio di vedetta sulla Costa Concordia. Lo sostengono i pm di Grosseto nel muovere le accuse nei confronti del comandante della Costa Concordia. In particolare, secondo gli inquirenti, non avrebbe inviato nessun ufficiale di guardia sull'aletta di sinistra.
LA VELOCITA' DELLA NAVE, UFFICIALI NON AVVISARONO - I pm che seguono l'indagine sul naufragio della Costa Concordia accusano Ciro Ambrosio vicecomandante della nave, Salvatore Ursino, secondo ufficiale di coperta e Silvia Coronica, terzo ufficiale, di non aver fatto capire a Schettino il pericolo causato dalla velocita' a 16 nodi, decisa dal comandante per recuperare il ritardo accumulato in precedenza, dato che durante la sua cena ha fatto rallentare l'andatura.
"COLPEVOLE IGNORANZA" DI COSTA - "Colpevole ignoranza". È questa l'accusa che la Procura di Grosseto rivolge all'unità di crisi di Costa Crociere, colpevole di non essersi informata adeguatamente sull'effettiva situazione a bordo della nave Costa Concordia delegando ogni decisione al comandante Francesco Schettino. "Omettendo di attivarsi per assumere ogni ulteriore utile informazione in merito al suddetto sinistro - si legge negli avvisi di garanzia notificati ieri dalla Procura di Grosseto ai manager della società crocieristica - dal
comandante della nave e da ogni altro soggetto a conoscenza dei fatti e ponendosi in tal modo in colpevole ignoranza riguardo alla effettiva situazione a bordo e rimanendo così privi dei dati minimi necessari per ogni
opportuna valutazione ed attività, così omettendo - conclude la Procura - di suggerire concrete soluzioni al comandante della nave e in genere di fornirgli adeguato supporto tecnico e decisionale".
CARTE NAUTICHE INADEGUATE - Il comandante della nave costa Concordia Francesco Schettino è accusato dalla procura di Grosseto tra l'altro, di aver utilizzato e fatto utilizzare all'ufficiale cartografo Simone Canessa, "per la preventivata navigazione sotto costa nelle acque antistanti l'isola del Giglio, carte nautiche inadeguate per la scala troppo grande e per il conseguente minor dettaglio nella rappresentazione della costa e dei fondali". È quanto si legge nel nuovo avviso di garanzia notificato ieri dalla procura di Grosseto al comandante Francesco Schettino accusato, inoltre di "non aver provveduto, prima della partenza, ad equipaggiare la nave in maniera idonea al viaggio da intraprendere".
QUEGLI ESTRANEI IN PLANCIA - La procura accusa il comandante Francesco Schettino di aver consentito la presenza di estranei sul ponte di comando causando distrazioni e confusione. In plancia, secondo i pm, c'erano il maitre della Costa Concordia Antonello Tievoli, il commissario Manrico Giampredoni, Ciro Onorato e la moldava Domnica Cermotan. La loro presenza avrebbe distratto gli altri ufficiali e il timoniere. Secondo i pm Schettino, si distrasse anche partecipando alla telefonata con l'ex comandante della Costa Mario Terenzio Palombo.
I NOVE INDAGATI, IL DOSSIER
FRANCESCO SCHETTINO. Comandante della nave, 52 anni, attualmente agli arresti domiciliari a Meta di Sorrento. E' accusato di omicidio plurimo colposo, naufragio, abbandono di persone in capaci di provvedere a
se stesse, abbandono di nave, omessa comunicazione dell'incidente alle autorita' marittime. E' addebitata a lui l'errata manovra (''scellerata'' per i pm) per l'inchino al Giglio, le inerzie nel dare l'allarme alla capitaneria di
porto e ai passeggeri e all'equipaggio a bordo nonostante che fosse. E' accusato anche di aver lasciato la nave quando c'erano ancora 300 persone da evacuare.
CIRO AMBROSIO. Primo ufficiale di coperta (di fatto il vice di Schettino in plancia di comando), 39 anni, di Torre del Greco (Napoli). E' indagato con Schettino e gli ufficiali in plancia Coronica e Ursino per cooperazione
con loro in omicidio plurimo colposo e naufragio. Con loro, per i pm non dette supporto e assistenza a Schettino dopo che aveva assunto il comando e omise di adoperarsi per salvare le persone a bordo. A circa sei miglia
dal Giglio avviso' Schettino per lasciargli il comando per l'avvicinamento all'isola dove la nave urto' gli scogli.
SALVATORE URSINO. Secondo ufficiale di coperta, 27 anni, di Messina. E' indagato per cooperazione colposa con Schettino, e gli ufficiali Coronica e Ursino, in omicidio plurimo colposo e naufragio. Ha le stesse
accuse degli ufficiali Coronica e Ambrosio con cui viene accusato inoltre di non aver fatto notare a Schettino il pericolo della velocita' di 16 nodi in presenza di ostacoli e bassi fondali e il pericolo nell'avvicinamento
eccessivo al Giglio.
SILVIA CORONICA. Terzo ufficiale di coperta, 29 anni, di Trieste. E' indagata per cooperazione colposa con Schettino e gli ufficiali di plancia Ursino e Ambrosio per omicidio plurimo colposo e naufragio. Ha le stesse
accuse degli altri ufficiali. Doveva verificare la rotta e avrebbe riferito di problemi nel riportare le distanze su carte nautiche su scale diverse.
ROBERTO BOSIO. Comandante in seconda della nave Costa Concordia, 46 anni, di Pompeiana (Imperia). E' indagato per cooperazione con Schettino in omicidio plurimo colposo. Bosio non era in plancia quando ci fu
lo scontro con gli scogli (era in cabina), ma per le indagini risulta che vi si reco' pochi minuti dopo e affianco' Schettino per tutte le fasi. Per i pm seppe nel giro di un quarto d'ora, come gli altri ufficiali presenti, che la nave
non poteva piu' galleggiare ma non intervenne' - pur potendo farlo - per superare i ''comportamenti illogici'' e l'inerzia di Schettino nelle manovre, nel dare l'allarme e nelle comunicazioni a bordo e con la terraferma.
ANDREA BONGIOVANNI. Ufficiale di coperta, 31 anni, di Pompeiana (Imperia). E' indagato con Schettino per non aver fatto immediatamente rapporto alla Direzione marittima di Livorno riferendo dell'incidente. L'accusa
e' di false comunicazioni all'autorita' marittima. Bongiovanni ebbe comunicazioni con la capitaneria di porto, ma presumibilmente su indicazioni di Schettino, disse che a bordo c'era un black out senza riferire delle gravi
avarie in atto.
ROBERTO FERRARINI. Capo dell'unita' di crisi della flotta di Costa Crociere spa, 49 anni, di Mantova. Con Ursprunger e Parodi e' indagato per cooperazione con Schettino in omicidio plurimo colposo relativamente alla
gestione della crisi scaturita dal naufragio, e della sicurezza e dell'incolumita' delle persone a bordo. I tre responsabili di Costa spa sono accusati anche di non aver riscontrato le informazioni sulla nave e di non aver
avvisato l'autorita' marittima per organizzare tempestivamente i soccorsi. Al vaglio dei pm numerose telefonate con Schettino durante il naufragio.
MANFRED URSPRUNGER. Vicepresidente esecutivo di Costa spa e responsabile della fleet operation della compagnia; 54 anni, originario di Enns (Austria), abitante a Genova. Per lui la procura ipotizza le stesse
accuse di Ferrarini.
PAOLO PARODI. 'Fleet superintendent' della nave e componente dell'unita' di crisi, 59 anni, di Genova. Anche per lui i pm avanzano le stesse accuse di Ferrarini come co-responsabile del gruppo di crisi della flotta.
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