dall'inviato Francesco Marinari
Twitter: @framar1977
Isola del Giglio (Grosseto), 17 settembre 2013 - Il recupero della Costa Concordia è completo e Nick Sloane, 52 anni, sudafricano, può dire di aver concluso il suo lavoro: è lui il master salvage, il capo della squadra da cinquecento uomini che ha tirato su la Concordia. "Se incontrassi Schettino? Beh non vorrei essere nei panni di Schettino, credo che stia vivendo l'incubo peggiore per un capitano visto quello che gli è successo". Un passato fitto di operazioni di recupero navi in tutto il mondo, Sloane ha cominciato nel 1983 a recuperare navi.
Giubbotto smanicato blu, capelli biondi non corti: sembra un velista. In realtà è un uomo che ha sì a che fare con il mare, ma per importanti salvataggi. "Durante le operazioni per tirare su la Concordia - dice - abbiamo vissuto momenti di grande tensione, soprattutto all'inizio, quando i cavi sono arrivati a seimila tonnellate di strappo ma la nave non si muoveva ancora. Poi tutto è andato per il meglio, la nave si è mossa allo strappo delle 6800 tonnellate". Una missione perfetta: "Quello che volevamo accadesse quando abbiamo fatto il progetto ha perfettamente coinciso con quello che è poi realmente accaduto". Sloane racconta gli attimi in cui la missione è terminata.
"Abbiamo detto a tutte le barche che la Concordia era in verticale, le barche hanno suonato le sirene e tutti erano contenti. Non ho pianto ma certo è stata una grande emozione. Voglio ringraziare sia i dodici uomini che erano con me nella sala di controllo sia tutti gli altri, i cinquecento uomini che su turni hanno ruotato per costruire tutto il sistema di tiraggio. Sono state persone fantastiche".
Sloane si è poi soffermato sul fatto tecnico, raccontando tutte le fasi: "Abbiamo iniziato con un ritardo di tre ore a causa della pioggia della domenica notte al Giglio. La control room, il luogo da cui abbiamo comandato tutti i macchinari, era in un piccolo container su una chiatta vicino alla Concordia. Non potevamo assolutamente permetterci di rischiare di esporre le attrezzature all'acqua, tutto doveva funzionare nel migliore dei modi. Per questo abbiamo dovuto ritardare".
Intorno alle nove l'inizio delle operazioni per "tirare" la Concordia e rimetterla in asse. "All'inizio la tensione era altissima. Quando la forza di tiro ha raggiunto le seimila tonnellate ancora non succedeva niente. Ce ne sono volute ben 6800, a quel punto la nave ha cominciato a ruotare. La cosa più importante è stata che la nave ha risposto in maniera uniforme alle nostre sollecitazioni".
Ma non solo, anche la piattaforma su cui ora poggia la Concordia ha avuto un ruolo determinante: "Ha resistito bene all'appoggio della nave, il cemento in particolare si è ben comportato e l'appoggio è stato "morbido". Per costruire la piattaforma sotterranea i nostri sub sono stati fondamentali, con circa tredicimila immersioni che sono state svolte anche con il meteo più sfavorevole, quando il mare era mosso e il tempo brutto. Sono stati eccezionali".
Nella control room il clima all'inizio era di tensione, poi il team, composto in tutto da dodici persone, si è sciolto e ha portato a termine la missione. "Alla fine nella control room eravamo in ventidue, dico nei momenti finali. Dopo che la nave ha iniziato a muoversi abbiamo tirato un sospiro di sollievo, ma sapevamo che c'era un altro momento critico, ovvero quando la nave avrebbe raggiunto i dieci gradi. Ci aspettavamo infatti dei danni, danni che invece non ci sono stati e tutto, anche dopo i venti gradi di angolazione, è andato per il meglio".
La nave è interdetta a tutti, nessuno può salire. "Nessuno, neanche noi possiamo salire sulla Concordia - dice Sloane - La consegneremo alle autorità e ci diranno loro cosa fare. Nella giornata di ieri, per motivi tecnici, siamo saliti per tre volte sulla Costa Concordia, in due casi sono state le nostre squadre di scalatori a salire per liberare alcuni cavi".
C'è poi la questione dei danni sul lato destro della nave, quello che appoggiava sugli scogli: "C'è una grande rientranza sullo scafo, che corrisponde a un grosso pezzo di roccia su cui la nave appoggiava. I danni sono rilevanti, dovremo lavorare con opere ingegneristiche per sistemare il lato di dritta (quello appunto di destra, ingergo marinaresco). Anche sistemare i cassoni su quel lato ci prenderà settimane di lavoro. I cassoni servono a far galleggiare la Costa Concordia e dovremo ancorarli su quel lato distrutto con delle catene, non ci sarà possibile saldarli come invece abbiamo fatto sull'altro lato".
Già i cassoni: ce ne saranno quindici, dice Sloane, su ogni lato della nave, più i blister che servono a stabilizzare il tutto. Fino a questo momento i cassoni stessi, che si riempiono di acqua o si svuotano a seconda di come deve essere stabilizzata la nave, hanno fatto un lavoro egregio. "Nelle prossime settimane riprenderanno le immersioni, vogliamo sistemare la nave in vista dell'inverno e della brutta stagione ormai alle porte. Dovremo sollevare la Concordia e quindi sistemare, passandole da sotto, le catene per i cassoni".
Sloane è un salvage master ma anche un uomo e ha raccontato le sue emozioni: "Non ho pianto alla fine, ma comunque è stato emozionante". Con lui in conferenza stampa è arrivata la moglie Sandra, in questi giorni al Giglio per seguire le fasi della rotazione della Concordia. "Sandra mi mandava continuamente messaggini - dice Sloan - Mi scriveva: ma quanto ci mettete a farla ruotare? Io le scrivevo "Sii paziente" perché in mare la pazienza è una delle doti più importanti".
Sloane ha cominciato a lavorare al salvataggio navi nel 1983, quando si occupò con successo di una petroliera che era esplosa e divisa in due tronconi, lasciando sversare del petrolio in mare. "Fu il mio primo salvataggio e da allora ne ho fatti molti altri". Come ha saputo di aver ricevuto l'incarico della Concordia? "Ero in Nuova Zelanda, alla fine di un lavoro e stavo per tornare a casa. Mi è arrivato l'incarico ma non sapevo quanto sarei dovuto restare in Italia". Sloane passa poco tempo a casa: "Circa due settimane l'anno. C'è qui mia moglie a confermarlo, non posso mentire", sorride.
C'è stato un errore che può dire di aver fatto? "L'unico errore che avremmo potuto fare sarebbe stato prendere per buono il primo progetto di parbuckling. Se avessimo adottato quello avremmo avuto di certo problemi, invece abbiamo fatto delle correzioni al progetto stesso, correzioni che sono state fondamentali per poter arrivare a successo". Un successo che, nella notte tra lunedì e martedì, ha fatto esultare un'isola intera, che ha abbracciato e ballato con Sloane fino all'alba.
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