La Spezia, 5 luglio 2015 - Da una parte chi vorrebbe riportare il crocifisso nelle aule del tribunale, restaurando una ‘presenza cattolica’ a palazzo di giustizia richiamata da una circolare del ventennio fascista; dall’altra, chi vede proprio in questa manovra un’ingerenza religiosa, insostenibile e financo inutile. Sul ritorno del simbolo religioso cattolico in tribunale è guerra dialettica tra Enrico Conti, avvocato e consigliere comunale del Partito democratico, e Cesare Bisleri, coordinatore provinciale dell’Uaar, Unione degli atei e degli agnostici razionalisti. Conti ha presentato una mozione urgente al consiglio comunale per impegnare l’amministrazione, che ha competenza e gestione diretta sull’edificio che ospita il tribunale, a introdurre nuovamente il crocifisso nelle aule. Alla base del ragionamento, una circolare dell’allora ministro di Grazia e giustizia, Alfredo Rocco.
Era il maggio del 1926, in piena epoca Fascista, con Rocco che prescrisse che “nelle aule di udienza, sopra il banco dei giudici e accanto all’effige di Sua Maestà il Re sia restituito il Crocefisso, secondo la nostra antica tradizione. I Capi degli uffici giudiziari vorranno prendere accordi con le amministrazioni comunali affinché quanto ho disposto sia eseguito con sollecitudine”. «Tale circolare – spiega l’avvocato-consigliere – non è mai stata superata da una analoga ma contraria circolare di qualche Guardiasigilli o da qualche provvedimento normativo di rango superiore e, pertanto, è pienamente efficace e nei confronti dell’ente comunale la sua efficacia è cogente. La giunta e il sindaco devono rendere efficace la normativa».
La proposta ha però trovato il “muro” eretto dagli atei, che con il presidente provinciale dell’Uaar Cesare Bisleri contestano l’iniziativa. «Il consigliere Enrico Conti, che con questa mozione sembra volersi fare paladino di una “pseudo restaurazione” di tempi ormai fortunatamente passati, richiama in causa nientemeno che una circolare del Ministro Rocco, una sorta di precetto che oggi non sarebbe più ammissibile – afferma Bisleri –. Purtroppo è alla sopravvivenza di tali baluardi legislativi che dobbiamo, ancora oggi, la presenza imposta e subita del crocifisso cattolico nelle scuole, nelle aule di tribunale, negli ospedali, presenza che ha trovato una base giuridica che le successive novità legislative non hanno scalfito, nonostante la Costituzione del 1948 statuisca l’eguaglianza delle religioni di fronte alla legge». In uno Stato laico, conclude Bisleri, «la presenza di simboli costituisce un privilegio inammissibile per la religione cattolica. Viste le numerose recenti aperture del Comune della Spezia verso delicati argomenti etici che riguardano i fondamentali diritti civili, ci permettiamo di suggerire al consigliere di farsi piuttosto promotore di battaglie a favore della laicità dello Stato e delle istituzioni».