La Spezia, 26 aprila 2015 - "Gli impianti di illuminazione esterna delle aree di proprietà della Rete ferroviaria italiana, nei tratti La Spezia-Vezzano-Santo Stefano magra, e Vezzano-Arcola-Sarzana-Luni, non rispettano i criteri tecnici e le scadenze previste per gli adeguamenti stabiliti dalla legge regionale". In pratica violano le norme in tema in inquinamento luminoso, e possono provocare danni scientifici, con effetti negativi anche sul cielo. È il j’accuse lanciato dall’associazione ‘Cielobuio’, coordinamento per la protezione del cielo notturno, con il suo referente ligure Paolo Pescatori, che ha inviato un documento attestante, a suo dire, la pericolosità derivanti dagli impianti di illuminazione esterni delle rete, alla municipale dei Comuni spezzini coinvolti, e per conoscenza all’Arpal, alla Regione, al Parco di Montemarcello, all’associazione astrofili spezzini e alla società astronomica Lunae.
Otto pagine nelle quali l’associazione rileva come "gli impianti disperdono i flussi di luce al di fuori delle aree da illuminare. Tale dispersione dovuta a una progettazione concettualmente obsoleta è stimata in non meno del 50% del totale equivalente a circa 11,5 milioni lumen di flusso complessivo nell’ambiente, sprecati perché sottratti all’illuminazione del suolo e quindi delle aree di lavoro, e inquinanti poiché diretti al di fuori delle aree da illuminare. Il 50% del flusso luminoso complessivo degli impianti finisce quindi direttamente sugli edifici residenziali disturbando i cittadini, sulle colline, in area fluviale e aree protette alterando habitat e, liberamente verso cielo stellato propagandosi a grandi distanze fino a rendersi visibile dai satelliti".
Da qui quello che l’associazione reputa un grave danno culturale e scientifico, oltre che ambientale e economico. E la conseguente richiesta d’intervento, oltre alla sanzioni "in materia di tutela dall’inquinamento luminoso e risparmio energetico".
Laura Provitina