La Spezia, 5 febbraio 2015 - A 15 annni dalla scoperta dell’intrigo delle prescrizioni-truffa di farmaci, mentre la giustizia penale è evaporata tra prescrizioni e assoluzioni, arriva la ’certificazione’ - da parte della prima sezione centrale della Corte dei conti - della tenuta dell’accusa prospettata dalla Guardia di Finanza in ordine al danno erariale patito dall’Asl: circa un milione di euro per effetto di rivalutazioni e interessi. Il ’sigillo’ dell’inchiesta ha la forma della sentenza di condanna al risarcimento nei confronti di due farmacisti, di un medico e, notizia nella notizia, degli eredi di un altro medico, nel frattempo defunto, chiamati a rispondere, sul piano economico, del danno a lui contestato, anche se non ebbero ruoli nella vicenda ma, ritengono i giudici, si riflessero anche su di loro i benefici maturati frandolentemente dal congiunto.
I giudici, per motivare la decisione quanto meno inusuale, fanno appello alla logica: "Non è dato comprendere perché mai un medico avrebbe dovuto falsificare un enorme numero di ricette, rischiando gravissime conseguenze sul piano penale, nonché su quello professionale e amministrativo-contabile, se non ne fosse derivato un suo personale, e illecito, tornaconto. Principalmente l’ottenimento di enormi quantità di confezioni di farmaci di notevole costo, non destinati agli ignari intestatari delle ricette...". Ma poi la Corte adombra anche i possibili vantaggi economici ottenuti nell’ambito relazioni con gli informatori farmaceutici.
Corrado Ricci
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