La Spezia, 23 marzo 2012 - La corazzata umana degli ammiragli in congedo di Marina (vertici dello Stato Maggiore, di Navalcostarmi e della Sanità militare tra gli anni 1981 e 1994) è uscita indenne dalle bordate della pubblica accusa nel processo per concorso in omicidio colposo per la morte di due militari deceduti a causa dell’amianto a cui erano esposti nelle navi grigie. «Perché il fatto non sussiste» questa la formula ampia con la quale il giudice monocratico di Padova Nicoletta De Nardus ha assolto gli imputati eccellenti, difesi dall’avvocatura dello Stato.
La tesi di questa ha fatto centro: il fatto addebitato agli inquisiti, ossia il comportamento omissivo a fronte del pericolo delle fibre killer che mietava vittime, non è avvenuto. Il pm Sergio Dini non ci sta. Non vuole commentare la sentenza ma annuncia appello.
Reazioni all’insegna dell’amarezza per la delegazione spezzina che dell’Associazione italiana familiari esposti amianto guidata da Pietro Serarcangeli, che ha presenziato al processo, confidando in una soluzione opposta. «E’ una sentenza assolutamente vergognosa! Sembra che il giudice non abbia nemmeno rilevato il nesso causale fra morte da mesotelioma ed esposizione all’amianto nelle navi. Ho visto la figlia di Calabrò (uno dei due deceduti) versare, alla lettura del verdetto,tante lacrime. Tutte le associazioni, tramite i loro avvocati, presenteranno appello».
Intanto ci si interroga sui riflessi della sentenza sul piano amministrativo, a fronte dell’avvio delle procedure per il risarcimento del danno alle vittime dell’amianto avviate dal Ministero della Difesa. Sono già 273 le istanze presentate dal fronte militare (la maggior parte con trascorsi spezzini), 143 quelle presentate dai dipendenti civili. Ebbene: 77 quelle concluse con esito positivo per i primi e 183 ancora in istruttoria, 13 quelle rigettate.
Ancora per lo più in istruttoria - 124 - quelle dei civili, di cui 5 concluse con esito positivo. Alessio Anselmi, presidente del Cocer, l’organo di rappresentanza militare, butta acqua sul fuoco delle preoccupazioni: «Il risarcimento del danno alle vittime dell’amianto, considerate vittime del dovere, sono fuori discussione. La sentenza non scalfisce le procedure avviate, che sono una conquista a fronte di una grande lavoro di pressing svolto negli ultimi anni».
Che dire della sentenza? «Voglio solo fare un parallelo. Rilevo che siamo di fronte ad processo diverso da quello all’Eternit, dove sono stati condannati i proprietari dell’azienda. A Padova, facendo una simulitudine, sono finiti alla sbarra i capireparto. E in quanto tali non potevano essere condannati...». La procura di Padova sembra non arrendersi; ha già aperto un altro fascicolo, nel quale figurano oltre 200 parti lese. E il pm di Torino Raffaele Guariniello vuole mettere a fuoco la situazione dell’amianto nelle navi in servizio.
Corrado Ricci
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