Chernobyl, il diario di un reportage fotografico nell'area contaminata

Giorno 1 "L'arrivo nella zona di esclusione"/LEGGI - Giorno 2 "Un silenzio surreale"/LEGGI - Giorno 3 "A spasso nel luna park fantasma/LEGGI - Giorno 4 "Dentro la sala comandi del reattore"/LEGGI - Giorno 5 "Il mondo nucleare di Pripyat"

Una vita a ridosso del confine

Livorno, 25 settembre 2015 - Un filo diretto speciale ci unirà nel viaggio di due fotografi all’interno dell’«Area X» di Chernobyl. Ogni giorno, dal 27 settembre per oltre una settimana fino al termine del viaggio, Emanuele Cosimi e Francesca Gorzanelli scatteranno le «foto del giorno» per raccontare in un diario ospitato sul sito de La Nazione (www.lanazione.it/livorno) che cosa c’è in uno dei «luoghi dell’abbandono» per eccellenza. Ancora infestato dal ricordo – e dalla presenza silenziosa – dell’esplosione nucleare. «Quando si è preparati emotivamente per affrontare lo sguardo di posti speciali come questi – spiega Emanuele Cosimi, originario di Bibbona – sono le stesse pietre e pareti a trasmettere le loro vibrazioni e a narrare storie di vita o di privazioni, come è capitato ad esempio in altri nostri viaggi fatti dentro ex manicomi criminali in giro per l’Italia». Partiamo per un viaggio interessante e terribile, state con noi e visitate il nostro sito per saperne di più.

GIORNO 6

Chernobyl, 2 ottobre 2015 - Lasciare la zona di esclusione e tornare alla vita normale è destabilizzante. Ed è strano rendersi conto, ora a mente fredda, che abituarsi a vivere in quelle condizioni non è stato così difficile come mi immaginavo. Uscire da un luogo dove non esiste traffico, non esistono semafori, nessun rumore se non qualche cane che abbaia o il vociare delle persone. Spostarsi per giorni a bordo di un furgone senza musica, nessuna radio arriva fino laggiù. Abbiamo viaggiato per "strade" nell'immensità del nulla. Foreste ovunque. L'autista ci ha sempre condotto fino davanti agli edifici facendo lo slalom col furgone tra la natura. A volte abbiamo dovuto aiutarlo a spostare grandi tronchi di alberi caduti che ostruivano la via. Ma ciò che più mi ha colpita è la totale assenza di bambini. I bambini non possono entrare nella zona di esclusione. Ho vissuto cinque giorni della mia vita senza vedere un solo bambino. Rientro con la valigia vuota perché ho buttato nella spazzatura i vestiti e le scarpe contaminate che ho utilizzato nella zona di esclusione, ma torno con un carico di esperienze che mi hanno già cambiata profondamente. La provincia di Chernobyl è stata cancellata dalle cartine geografiche, ma io vi assicuro che esiste ancora. E continuerà ad esistere, anche se dimenticata dalle coscienze. Arrivederci Chernobyl.