Livorno, 1 marzo 2011 - IL 70% dei lavoratori dell’Ipercoop sono part-time. E’ un rapporto di lavoro a tempo parziale che prevede un orario ridotto rispetto a quello «pieno» stabilito dal contratto nazionale. «Si tratta comunque di un lavoro fisso ed anche sicuro — dice il sindacalista della Cgil Franco Franceschini — di quelli che più sicuri non si può. Ma in questo momento, sulla contrattazione è difficile fare previsioni, la partita è piuttosto complicata».
Sono anni ormai che i sindacati all’interno dell’Ipercoop portano avanti una battaglia per la tipologia dei contratti. perchè part-time significa uno stipendio da 700-800 euro al mese. E la decisione presa già lo scorso anno di estendere le aperture domenicali a due volte al mese non è stata particolarmente gradita da chi tra l’altro non trova grandi benefici nella busta paga. Si parla di un compenso di circa 10 euro a domenica, un po’ poco per far anadare i dipendenti a lavoro nel giorno di festa. Ecco che sabato scorso la rabbia del personale è esplosa con lo sciopero che ha costretto l’Ipercoop ad abbassare le saracinesce. Ripercussioni anche sui negozi della galleria Fonti del Corallo che hanno incassato ben poco, trascinati dall’effetto dello sciopero dell’ipermercato.
«C’è stata una grande confusione su questa storia delle aperture domenicali — continua Franceschini — perché rispetto allo scorso anno non è cambiato niente. C’è solo una diversa ricaduta dei giorni festivi nell’arco della settimana». E nel mirino anche il 24 aprile, Pasqua, l’ultima domenica del mese: «Figuriamoci se si lavora per Pasqua — dice con ironica il sindacalista — non mettiamo in giro voci assurde. Non ci sono problemi da questo punto di vista».
CI SONO INVECE problemi sul fronte contrattuale perché se da una parte la Coop chiede aumento di produttività e migliori risultati al personale, dall’altro i sindacati mettono sulla bilancia contratti a tempo indeterminato. «E’ una lunga battaglia — ricorda Franceschini — tutta interna all’Ipercoop dove lavorano 380 persone. Fra interinali, contratti a tempo determinato e part-time». I sindacati — la parte del leone la fanno i Cobas, poi la Cgil — cercano di alzare l’asticella con l’azienda che deve comunque confrontarsi con un sistema complessivo di ipermercati, da Livorno a Benevento.
A RENDERE ancora più complicata la posizione dei lavortaori nel settore del commercio, la firma — avvenuta sabato scorso — del contratto nazionale della categoria. Cisl e Uil hanno firmato, la Cgil no. «Il Contratto della cooperazione non è uguale a quello del commercio — spiega Franceschini — ma comunque molto simile. Quindi questa spaccatura che si è determinata all’interno dei sindacati sul commercio potrebbe avere ripercussioni anche su quello della cooperazione. Staremo a vedere».
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