Livorno, 10 aprile 2012 - Sono passati 21 anni da quel 10 aprile 1991, quando 140 persone persero la vita nel rogo della Moby Prince, la nave passeggeri che entro' in collisione con la petroliera Agip Abruzzo nella rada di Livorno. In occasione delle celebrazioni in ricordo delle vittime, oggi a Livorno verra' proiettato in anteprima nazionale al 'Cinema 4 Mori' il film documentario 'Vent'anni. Storia privata del Moby Prince' di Francesco Sanna. Protagonisti della pellicola sono quattro familiari delle vittime: Loris Rispoli, Angelo Chessa, Giacomo Sini e Mauro Filippeddu.

Quest'anno la celebrazione per la commemorazione delle vittime sara' divisa in due parti. La mattina il saluto del sindaco Alessandro Cosimi alle autorita' e ai familiari delle vittime e poi la messa in cattedrale.

Nel pomeriggio la presentazione del film e la partenza del corteo che arrivera' in porto per il lancio delle rose in mare. Alla cerimonia, sara' presente anche il comune di Grosseto a testimonianza della tragedia della
Costa Concordia.

''Oltre alla novita' del film - spiega Loris Rispoli, presidente del 'Comitato 140', che associa i familiari delle vittime della strage - ci sara' la consueta staffetta con le rose, quelle inviate dal presidente della Repubblica sono gia' partite, che da varie citta' della Toscana convergeranno a Livorno''. 

Una storia giudiziaria travagliata, quella della Moby Prince, con vari processi che si sono alternati negli anni.
Immediatamente dopo la collisione, la Procura di Livorno apre un fascicolo per omissione di soccorso e omicidio colposo.

Il processo di primo grado inizia il 29 novembre 1995. Gli imputati sono 4: il terzo ufficiale di coperta dell'Agip Abruzzo Valentino Rolla, accusato di omicidio colposo plurimo e incendio colposo; Angelo Cedro, comandante in seconda della Capitaneria di Porto e l'ufficiale di guardia Lorenzo Checcacci, accusati di omicidio colposo plurimo per non avere attivato i soccorsi con tempestivita'; Gianluigi Spartano, marinaio di leva, imputato per omicidio colposo per non aver trasmesso la richiesta di soccorso.

In istruttoria il giudice per le indagini preliminari, sulla base di quanto presentato da due commissioni di inchiesta, decide di archiviare le posizioni dell'armatore di Navarma, Achille Onorato, e del comandante dell'Agip Abruzzo, Renato Superina. Il processo si conclude due anni dopo: la sentenza viene pronunciata nella notte tra il 31 ottobre e il 1º novembre 1997. Tutti gli imputati furono assolti perche' ''il fatto non sussiste''.

La sentenza verra' poi parzialmente riformata in appello: la terza sezione penale di Firenze dichiara il non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato. Il 5 febbraio 1999 la III Sezione della Corte d'Appello di Firenze dichiara di ''non doversi procedere nei confronti del Rolla in ordine ai reati ascrittigli perche' estinti per intervenuta prescrizione''.

I giudici di Firenze aggiungono tuttavia in sentenza che ''non si puo' non rilevare, che l'inchiesta sommaria della Capitaneria, che per alcuni versi e' la piu' importante perche' interviene nell'immediatezza del fatto ed e' in qualche modo in grado di indirizzare i successivi accertamenti e di influire sulle stesse indagini penali, puo' essere condotta da alcuni dei possibili responsabili del disastro''.

Nel novembre 1997, alcuni parlamentari proposero una nuova commissione parlamentare d'inchiesta. Contemporaneamente al processo principale, nell'allora Pretura vennero giudicate due posizioni stralciate: quella del nostromo Ciro Di Lauro, che si autoaccuso' della manomissione, sulla carcassa del traghetto, di un pezzo del timone, e quella del tecnico alle manutenzioni di Navarma, Pasquale D'Orsi, chiamato in causa da Di Lauro. I due erano accusati di frode processuale, per aver modificato le condizioni del luogo del delitto, ovvero per aver orientato diversamente la leva del timone in sala macchine da manuale ad automatico, nel tentativo di addossare l'intera responsabilita' al comando del Moby Prince.

Nel corso di una udienza, Ciro Di Lauro confesso' di aver manomesso il timone. Ma il pretore di Livorno assolse entrambi gli imputati per ''difetto di punibilita'''. Il pretore di Livorno, pur concordando con il pm sulle responsabilita' degli imputati, non ritiene punibili gli stessi, poiche' pure essendo accertata la manomissione, quest'ultima non ha tratto in inganno i periti saliti succesivamente a bordo e quindi, seppur deprecabile, non e' punibile penalmente. La sentenza verra' confermata sia dal processo di appello sia in Cassazione

Nel 2006 la Procura di Livorno, su richiesta dei figli del comandante Chessa, decise di riaprire un filone d'inchiesta sul disastro del traghetto. Nel 2009, l'associazione dei familiari delle vittime presieduta dai Chessa, in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiede a questi di farsi portavoce presso il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, della richiesta di rendere pubblici i tracciati radar, le immagini satellitari, o altro materiale in possesso delle autorita' americane della rada del porto di Livorno durante le ore del disastro del
Moby Prince.

Nell'aprile 2009, l'onorevole Ermete Realacci presento' una nuova interrogazione parlamentare riguardo al coinvolgimento di altre navi, in particolar modo imbarcazioni militari americane presenti la notte della
tragedia nel porto di Livorno e riguardo alla presenza mai accertata definitivamente dei tracciati radar e delle comunicazioni radio registrate a Camp Darby.

L'istanza di riapertura delle indagini per appurare le reali responsabilita' venne stata presentata dal legale dei figli del Comandante Chessa. Con maggiore attenzione era stato chiesto di occuparsi della questione del traffico illecito di armi e della presenza di navi militari o comunque navi al di fuori del controllo della Capitaneria di Porto, che possano essere causa o una delle concause del disastro.

Nel 2006, l'ipotesi di trovare immagini satellitari della sciagura prese di nuovo corpo dopo il ritrovamento di alcune bobine di immagini negli uffici della Procura di Livorno. Nel giugno del 2009, a seguito delle indagini riaperte dalla procura, viene sentito nuovamente come persona informata sui fatti il mozzo di bordo Alessio Bertrand, unico sopravvissuto al rogo. Nel luglio del 2009, su richiesta della magistratura, sono state eseguite scandagliature della zona di porto in cui e' avvenuto lo scontro.

Il 5 maggio 2010 e' stata presentata dalla Procura della Repubblica di Livorno e accolta dal Gip di Livorno la richiesta di archiviazione in merito al nuovo processo richiesto dai figli del comandante Chessa. Secondo i magistrati incaricati le ricostruzioni proposte dai Chessa sono risultate fantasiose e non rispondenti in alcun modo alla veridicita' dei fatti ormai ampiamente ricostruiti.

L'anno scorso e' stata archiviata dalla procura livornese anche l'inchiesta-bis, aperta su istanza dell'avvocato Carlo Palermo, che prospettava un complesso scenario di operazioni militari segrete e illegali che avrebbero determinato l'incidente e compromesso i soccorsi. Indizi che non hanno trovato riscontri secondo i magistrati livornesi che hanno concluso le indagini, affermando che l'incidente fu provocato da un errore umano, dalla presenza della nebbia e da una nave, il Moby Prince, che navigava in pessime condizioni di sicurezza.