Livorno, 7 maggio 2012 - A proposito di miracoli, c’è da giurare che presto qualcuno comincerà a fare il conto di quelli necessari perché il tanto desiderato maxi-relitto possa davvero arrivare a Livorno. Micoperi e Titan hanno detto alla Regione che nulla osta, purchè ci siano le condizioni tecniche: fondali, garanzie di uno smantellamento "pulito", tempi veloci per i «cassoni» di spinta da costruire. Proviamo a citare tre di questi necessari miracoli, senza pretendere ad oggi di essere esaustivi.
PRIMO MIRACOLO. Partiamo dai fondali. Micoperi ha ricordato che il relitto, una volta in galleggiamento, pescherà 18,5 metri. Per farlo entrare in porto fino al bacino — o meglio, fino alla banchina 76 a fianco del bacino per smantellarne la metà ed alleggerirlo di almeno 20/30 mila tonnellate — bisognerebbe dragare entro i prossimi 8 mesi almeno un milione di tonnellate di fanghi. Da mettere dove? Con quali permessi, visto che solo in questa settimane parte faticosamente la gara per soli 100mila metri cubi sollecitata da anni? E il che tempi, visto che appunto le gare richiedono almeno sei mesi per normativa europea? Senza fondali, parlare del relitto in bacino o nelle banchine adiacenti è un’utopia: senza considerare la larghezza del «convoglio» con i cassoni, che non entrerebbe né in bacino né alla 76.
SECONDO MIRACOLO. Smantellare un relitto di quasi 50 mila tonnellate di peso, pieno di acqua inquinata, a poche decine di metri da un cantiere di raffinati yachts e a poche centinaia dal centro della città, a qualcuno può sembrare una bestemmia. Si tratta di un lavoro brutto, inquinante malgrado ogni precauzione, che richiede il movimento di migliaia di mezzi stradali pesanti. E’ comprensibile la volontà dei politici di dar lavoro in tempi di crisi: ma sarebbero in grado di fare il miracolo di non deturpare metà porto, tutto l’impianto della Benetti, i suoi raffinati yachts in allestimento e di non stravolgere la viabilità urbana?
TERZO MIRACOLO. Senza nulla togliere alla capacità delle maestranze dei cantieri d’Apuania e delle imprese di carpenteria livornesi, costruire in pochi mesi (e in che aree ?) i grandi cassoni di spinta richiesti da Micoperi è una grossa scommessa. Anche perché si tratterebbe di far collaborare fianco a fianco aziende, società e gruppi che si sono sempre fatti la guerra ed hanno metodi di lavoro e filosofie diverse. Certo, ci potrebbe essere, appunto, un miracolo.
Antonio Fulvi
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