di Antonio Fulvi
Livorno, 18 febbraio 2013 - E’ diventato ormai un braccio di ferro. E nessuno, fuori dalla ristretta cerchia londinese dei P&I e dei “consultore” di Costa Concordia, sa bene quale sarà l’esito. Ma intanto è emersa una prima certezza: fin dall’inizio dell’operazione di recupero del relitto, sarebbero intercorsi rapporti privilegiati tra Titan-Micoperi e Fincantieri, con un impegno (anche se nessuno lo conferma) di trasferire il relitto stesso in una struttura Fincantieri. Ecco perché la sua destinazione subito indicata era Palermo: dove Fincantieri ha uno di pochi bacini di dimensioni adatti e dove ovviamente la demolizione avrebbe portato un po’ di lavoro, nella crisi attuale del cantiere siciliano.
Non bisogna dimenticare che Costa Concordia è stata costruita da Fincantieri e che il gruppo americano Carnival — cui la Costa appartiene — ha da sempre rapporti privilegiati con Fincantieri per le sue navi da crociera. Far demolire a Palermo il relitto non è dunque un capriccio di Costa; ma risponde a una strategia globale del gruppo, che probabilmente coinvolge anche trattative per altre costruzioni, oltre all’ipotesi- attenzione: solo ipotesi- che se dovessero emergere nella demolizione errori progettuali o costruttivi, sarebbe certamente meglio che rimanessero «in famiglia».
Da oggi tutti i giorni saranno buoni per avere una risposta da Costa Crociere sulla destinazione finale del relitto della Concordia. E la relativa pausa del fine settimana è servita a Piombino e a Firenze per stringere ancora le fila in difesa dell’ipotesi che la Regione Toscana e il ministero dell’Ambiente sostengono con forza: il relitto deve essere smantellato a Piombino. Come abbiamo già scritto ieri, anche i tecnici dei tre ministeri che si sono incontrati la settimana scorsa al dicastero dello sviluppo economico hanno confermato che l’opzione Piombino rimane, sia per Roma che per Firenze, quella piombinese.
Ad oggi l’unico ostacolo è quello economico, perché Costa e i P&I- cioè gli assicuratori- ovviamente non vogliono sobbarcarsi il costo di strutture portuali ad hoc. Ma qui subentrano un paio di ulteriori passaggi da parte dell’Authority portuale di Luciano Guerrieri: cioè un “piano B”, sempre firmato dal professor Noli dell’università di Roma, che sulla base di alcuni calcoli sulla possibile riduzione del pescaggio del relitto ridurrebbe di molto l’onere dei dragaggi: e un piano «B-2» che renderebbe tutta l’offerta ancora più elastica, fino ad ipotizzare addirittura che l’eventuale utilizzo di un bacino galleggiante (come si ipotizza voglia fare Costa Crociere) abbia sempre Piombino come destinazione.
Difficile, in questa fase della vicenda, distinguere le reali offerte dai «si dice» e dalle fantasie. E il silenzio di Costa crociere non aiuta certo. Però è ormai chiaro che la scelta della destinazione del relitto non spetta al consorzio Titan-Micoperi ma è del tuto in mano a Costa e ai suoi. E’ stato infatti ribadito anche nella riunione al ministero che l’appalto a Titan-Micoperi si ferma al momento in cui il relitto sarà riportato a galla. Da quel momento ogni decisione spetterà solo a Costa Crociere, che del relitto ha mantenuto la proprietà anche nei confronti degli assicuratori.
Tutto questo nell’ipotesi che lo sgangherato relitto, ormai da tredici mesi «rosicchiato» dal mare, possa davvero tornare a galla integro quanto basta per essere rimorchiato altrove. All’alternativa nessuno al momento vuol pensare. Perché sarebbe una tragedia nella tragedia.
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