di Monica Dolciotti

Livorno, 1 ottobre 2013 - Le false teste di Modì, quelle della storica beffa che ha guadagnato la ribalta mondiale, avranno una collocazione espositiva nientemeno che a Villa Maria. A questo fine l’amministrazione comunale ha destinato 25mila euro con l’ultima variazione al programma triennale dei lavori pubblici 2013-2015 passata in consiglio venerdì 27 settembre. Serviranno, come si legge nella delibera, «ai lavori di allestimento della mostra permanente».

Ma Gianfranco Lamberti (Confronto per Livorno) e Lamberto Giannini (Sel), pur se con motivazioni diverse, appena hanno avuto sentore di questa iniziativa, hanno depositato una richiesta indirizzata alla presidente della commissione cultura Dinora Mambrini per «chiedere una seduta della commissione dedicata all’iniziativa della quale siamo venuti a conoscenza dalla stampa e relativa alle così dette false teste di Modì».

Lamberto Giannini spiega: «Sono assolutamente convinto che alle false teste di Modì si debba dare una sede appropriata. Ma spendere 25mila euro per questo proprio ora attingendo da altre voci di bilancio non mi pare opportuno. Si poteva cercare una fonte di finanziamento privata invece di tagliare ogni risorse alle iniziative culturali giovanili e aumentando le rette per i corsi della Fondazione Trossi Uberti che ha finalità oltre che culturali anche sociali». Di qui la sua proposta: «Le teste potrebbero essere collocate ad esempio al Museo Fattori che è poco visitato a mio parere. Sistemando le false teste al suo interno si potrebbe rendere più accattivante questo luogo che al momento non è pienamente valorizzato dalla attuale direzione».

"L'assessore alle culture Mario Tredici — dice invece Gianfranco Lamberti — deve venire in commissione cultura ad illustrare in cosa consiste questa operazione sulle teste di Modì gestita esclusivamente dalla giunta e della quale il consiglio comunale è stato tenuto all’oscuro. Non è solo una questione di rispetto istituzionale, ma anche politica». Lamberti è uno che sulle false teste di Modì ne sa parecchio tenuto conto che all’epoca della beffa fece parte della commissione di inchiesta istituita su mandato dell’allora sindaco Alì Nannipieri e presieduta da Roberto Benvenuti, che sarebbe poi diventato a sua volta sindaco. E relatore per conto della maggioranza di governo fu proprio Lamberti (che era anche capogruppo del Pci).