Livorno, 13 maggio 2017 - Siamo tutti, nessuno escluso, un pò “fatti” di plastica. E’ lo sconvolgente messaggio, suffragato dalle più serie fonti scientifiche internazionali, veicolato ieri in un intenso workshop all’Accademia Navale dall’associazione ambientalista Marevivo. Sono le micro-particelle di plastica che, complici l’inquinamento marino ma anche molti prodotti cosmetici, finiscono ogni giorno in mare, vengono ingerite da pesci e molluschi, e inconsciamente consumate da noi umani. Un vero e proprio “mostro”, ha riferito la presidente di Marevivo Rosalba Giugni, che occorre combattere con tutti i mezzi, a partire dalla cultura della difesa del mare dagli inquinanti plastici. A sostegno delle raccomandazioni di Marevivo, in Accademia Navale si sono schierati ieri istituti scientifici, di ricerca e istituzioni.
A partire dalla stessa Accademia Navale, che con la Marina Militare sta supportando la campagna nazionale di Rosalba Giugni e della sua associazione- il comandante dell’Accademia contrammiraglio Pierpaolo Ribuffo ha svolto un appassionato intervento di saluto- e dal ministero dell’Ambiente, che è stato rappresentato da una battagliera Silvia Velo, sottosegretario con la delega al mare.
Per la Regione, il consigliere Francesco Gazzetti a sua volta ha riferito sulle iniziative che da Firenze anche tramite l’Arpat vengono sviluppate per fronteggiare il pesante inquinamento costiero. Il direttore marittimo della Toscana, contrammiraglio (Cp) Di Marco ha fatto il punto sull’azione della Guardia Costiera e delle Capitanerie a tutela delle aree protette e del parco marino Palagos. Saluti e illustrazione di iniziative anche dalla prefettura, dall’università di Siena, dal centro interuniversitario di Biologia marina, dal Sant’Anna (centro robotica marina), dl Comune, dall’Arpat e dal Propeller Club.
Ma qual’è la diagnosi del nostro mare sul piano dell’inquinamento da plastiche e microplastiche? Ogni anno finiscono nel nostro mare 250 mila tonnellate di rifiuti plastici, con una concentrazione che è tre volte quella del mar di Cortez, in California, già considerata alta.
Secondo l’Arpat, le 5 stazioni toscane di monitoraggio costiero hanno rilevato che del totale di rifiuti finiti in mare il 53% è costituito da plastiche, il 27% da legno, il 7% da tessuti, il 3% ciascuno da vetro e metalli (lattine). Il mare toscano ha un indice di inquinamento del 4,6% contro il 2,5 di quello ligure e dell‘1,6% di quello laziale.
Sui fondali livornesi si calcola- rilevamenti a campione- che si trovino da 100 a 300 chili di rifiuti ogni km quadrato. I riflessi sulla popolazione animale sono pesanti. Anche considerato che solo una minoranza dei cetacei e tartarughe uccise dall’ingestione di plastiche finisca spiaggiata, si sono registrate nel 2016 ben 22 carcasse di cetacei (tra cui un capodoglio) e 39 di tartarughe (caretta caretta). Quello che è peggio è che in questi primi 4 mesi del 2017 le carcasse di cetacei spiaggiate (quasi totalmente stenelle) sono state 18, e 14 quelle di tartarughe. Si va a peggiorare.