Belluomini e i ricordi delle sorelle Contini in un libro

Presentato a Firenze "Nel campo dei fiori recisi", l'ultimo viaggio degli ebrei livornesi

La presentazione del libro 'Nel campo dei fiori recisi'  (Foto di Antonello Serino)

La presentazione del libro 'Nel campo dei fiori recisi' (Foto di Antonello Serino)

Livorno, 3 maggio 2017 - Fine marzo 1944. Stazione di Livorno, “... ad attenderci sul secondo binario c'era un lungo convoglio formato da una dozzina di carri merci chiusi, più adatti al trasporto di bestiame che a quello delle persone....”. Vennero fatti salire gli ebrei livornesi che erano stati rastrellati raggiungendo quelli portati via “tra la comunità ebraica romana e in altre province, essendo stati caricati durante il percorso da Roma a Livorno. Quella gente era rimasta rinchiusa nei carri e in quel momento stava gridando per ottenere un po' d'acqua da bere”. I tedeschi “non rispondevano all'appello degli assetati ebrei e nemmeno aprivano le chiusure scorrevoli dei carri per un ricambio d'aria... Sul nostro convoglio era salito per primo il rabbino...”. Presto Sonia Contini si rese conto che “questo viaggio non avrebbe concesso tregua a nessuno di noi, visto che ci erano volute almeno tre ore per arrivare alla stazione ferroviaria di Firenze Rifredi, e alla pari di quanto era avvenuto alla stazione di Livorno e alla successiva di Pisa, nessuno dei nostri aguzzini aveva inteso aprire le chiusure scorrevoli... Alla ripartenza da Firenze non sapevo ancora, come gli altri, dove ci avrebbero condotti...”. La destinazione era il lager di Auschwitz. Vi arrivarono sfiniti e privi di tutto. All'arrivo ad Auschwitz “era stato lampante anche per me che i tedeschi che ci avevano radunati all'interno della stazione di Livorno in attesa di salire sul treno, avessero mentito spudoratamente in merito ai nostri bagagli”. Un memoriale maturo, senza cadute di tono o involuzioni di stile; un viaggio prima sull'orlo e poi dentro l'abisso generato dalla più grande depressione della storia dell'umanità: il genocidio degli ebrei, in particolare in quella capitale della geografia della morte che è stata 'Auschwitz-Birkenau'.

 

'Nel campo dei fiori recisi', il libro di Francesco Belluomini, scrittore, poeta e presidente del Premio letterario Camaiore, edito da Aracne, ricompone i documenti lasciati all'autore da Sonia Contini Saracco sopravvissuta ai campi di sterminio insieme alla sorella Daniela. Allora erano due adolescenti. Belluomini aveva conosciutpo Sonia durante un viaggio nella città di Netanya. In quell'occasione, dopo un lungo colloquio, Sonia aveva promesso i suoi ricordi scritti a Belluomini che li ha ricevuti dopo la sua scomparsa, nell’ottobre 2014, all’età di ottantatrè anni.

Oggi il libro è stato presentato a Firenze nella Sala Pistelli di Palazzo Medici Riccardi, su iniziativa della Città Metropolitana di Firenze, l’Associazione Sguardo e Sogno e 'I Libristi', con gli interventi di Daniela Cecchini e Paola Lucarini Poggi, e letture a cura di Betty Piancastelli. Siamo davanti a una testimonianza inedita, forte, che getta una luce sul destino dei bambini internati nel Kinderblock di Birkenau dove Sonia tredicenne si trovava insieme alla sorella Daniela, uniche superstiti della sua famiglia deportata nella primavera del 1944 da Livorno. La prima destinazione è il 'Kanada', il luogo di smistamento dei beni sottratti agli ebrei. Poi il Kinderblock dove coppie di bambini gemelli venivano internati, apparentemente trattati bene, curati, per poi essere “studiati”, nella convinzione dei medici nazisti (e del famigerato Mengele) di poter comprendere come generare parti gemellari nelle donne ariane. Sono pagine che si fissano nella memoria, che individuano i meccanismi di resistenza delle due sorelle alla follia nel luogo della finzione e della normalità apparente con cui si manifesta l'inferno sulla terra. Alla presentazone ha portato un saluto la Sig.ra Carla Sadun Neppi, della Comunità Ebraica, che ha spiegato come da bambina vivesse nel silenzio sulla Shoah e come, negli anni Sessanta, abbia trovato la volontà di parlare e di raccontare a fronte delle spinte negazioniste che miravano a relativizzare l'Olocausto.

'Nel campo dei fiori recisi' è per certi versi complementare a 'L'inferno sulla terra' di Sima Vaisman (ed. Giuntina), le cui pagine sono altrettano asciutte e veritiere. Nel leggere le pagine composte da Belluomini, tornano alla mente alcuni versi di Laura Voghera Luzzatto, contenuti in 'Kelippòt' (Giuntina) e intitolati 'Cartocci'. L'originale è in dialetto veneziano, ma la traduzione in italiano operata dall'autrice è altrettanto efficace: “Campi di mais/ con le foglie che si spezzano (e frusciano)/ se le tocchi/ paiono il materasso (di cartocci)/ del tempo di guerra/ quando con il freddo/ dell'ottobre 1943/ giocavamo nel granaio:/ non sapevamo ancora che/ i bambini già evaporavano/ nel camino – in fumo - / così come i cartocci/ nel focolare di casa”. Michele Brancale