di Salvatore Marino

Livorno, 12 giugno 2012 - Con sedici gol ha trascinato il suo Lanciano verso la favola playoff. La perla numero diciassette si è fatta attendere. È arrivata domenica, nel giorno più importante, nella partita delle partite. Uno stacco disumano, in cielo a toccare quel pallone con la testa, più in alto delle braccia protese del portiere che nulla ha potuto contro il volo di Leonardo Pavoletti. Dopo 15’ la situazione era questa: Lanciano sotto nel risultato e sotto di uomini nella bolgia di Trapani. Giocare d’inverno della tundra russa è forse più semplice. Col gol del pareggio il bomber livornese ha sbloccato qualcosa nella sua squadra, ha premuto sul pulsante della luce e il Lanciano ha visto spalancarsi il portone della Serie B. Una carica inesauribile, su ogni stacco sembrava decollare. Vola ancora Pavoletti, «spizza» la palla di testa e lancia in porta Sarno; 2-1 e tripudio rossonero. Finirà tre a uno per il trionfo di una città, che mai aveva visto la serie B con i propri occhi, e per il riscatto di una regione, l’Abruzzo, che dopo anni alla periferia del calcio porta in una volta sola una squadra in serie A, il Pescara, e una in serie B, il Lanciano.
Il giorno dopo Leonardo Pavoletti si sveglia tardi. Ha fatto fatica a prendere sonno. Il buio non ha fatto effetto sulla stanchezza del ritorno tra il viaggio in aereo, la corsa in pullman e il giro a notte fonda allo stadio. Pavo-Gol è rimasto con gli occhi fissi al soffitto e l’adrenalina non se ne è ancora andata: «Rigiocherei la partita all’istante. È stata bellissima. Sono le partite che vorresti sempre giocare, vivere l’attesa, sentire lo stadio pieno, l’importanza della posta in gioco».
- Non aveva ancora lasciato il segno nei playoff. Ha scelto la partita decisiva.
«È stato il gol più importante di tutta la stagione. Se non segnavo in quel momento non li avremmo più ripresi. Sul pareggio abbiamo capito che ce la potevamo fare davvero».
- Gol e assist. La partita perfetta.
«Mi sentivo veramente bene, avevo una grande carica in corpo. Riuscivo a leggere le situazioni prima degli altri, arrivavo con grande facilità e determinazione sul pallone».
- Aveva grande fiducia dopo la gara d’andata?
«In testa avevo l’immagine chiara dei nostri festeggiamenti al fischio finale. Per tutta la settimana ho avuto sensazioni positive».
- Anche sulle possibilità di segnare?
«Mi stavo chiedendo cosa mi fosse successo. Mi sono detto: con l’annata che ho fatto il gol promozione lo devo segnare io. Ripeto, pareggiare in quel momento è stato decisivo. Se ripenso a quello che è successo mi batte forte il cuore».
- È l’emozione più grande della sua carriera?
«Certamente. Chi se lo aspettava a 23 anni di raggiungere una promozione in serie B con una stagione da protagonista?».
- La prossima soddisfazione che si vuole togliere?
«Fare la stessa cosa in serie B. Un passo alla volta. Mi sento pronto per la categoria e ho voglia di ritagliarmi uno spazio importante».
- Tanti si sono già messi in fila per farle la corte.
«Una squadra in particolare sta facendo forti pressioni (lo Spezia, ndr). Voglio vedere comunque cosa vogliono fare. Io non voglio andare a fare la terza o quarta scelta. Voglio essere protagonista, sentirmi parte del progetto fino in fondo. Il mio cartellino è del Sassuolo, prima devo capire le loro intensioni, poi potrò pensare al futuro».
- Ad ogni modo il prossimo anno la vedremo entrare dal tunnel dell’Armando Picchi di Livorno. Che effetto fa?
«È un sogno. Ci ho giocato una volta sola da bambino, poi ci sono entrato sempre da tifoso. Mi sarebbe piaciuto pestare anche l’erba di Marassi, ma di stadi importanti in B non mancano».
Dove andrà Pavoletti in vacanza?
«A Quercianella. Mi voglio godere un po’ di giorni di mare a Livorno vicino agli amici e alla ragazza. Tra un mese ricomincio la preparazione. Devo vivere al massimo ogni singolo momento libero, non voglio avere rimpianti e partire soddisfatto e carico per la prossima stagione».
- Nella stagione della consacrazione quanto è maturato?
«Nello scorso anno ho passato momenti difficili. Ho avuto modo di riflettere cercando di capire di cosa avevo realmente bisogno. Qui a Lanciano ho trovato le condizioni ideali, la città, la squadra. Mi sento una persona migliore, più responsabile e finalmente vedo davanti a me chiaro l’obiettivo: quello di giocare a calcio e arrivare più in alto possibile».