Piombino, 19 ottobre 2014 - I « SELFIE » hanno aiutato la donna a far condannare il suo aguzzino. Una giovane mamma piombinese ha fotografato più volte il suo volto tumefatto dagli schiaffi e pugli, dopo anni ha trovato il coraggio di denunciare il marito, D. S. 43 anni di Piombino che ha tentato anche di strozzarla. Le indagini sono state effettuate dalla squadra anticrimine del Commissariato di polizia. La prima denuncia è arrivata a giugno, quando la giovane ha trovato finalmente il coraggio di denunciare il marito. La ricostruzione e gli elementi raccolti durante le indagini, appuravano che il primo grave episodio di violenza fisica c’era stato nel 2012: la donna venne colpita con schiaffi e pugni. La vittima racconta agli agenti di una vita di paure, ansie e angosce. Ma non ha mai fatto ricorso alle cure mediche, affermando che lui non glielo permetteva.
INFATTI ogni volta che veniva picchiata in modo vistoso sul volto, il marito la costringeva a rimanere in casa fino a che i lividi non fossero scomparsi. Era inoltre controllata a vista, non poteva uscire di casa senza essere contattata telefonicamente dal suo “aguzzino”. L’uomo si giustificava dicendo di essere innamorato e sempre a suo dire: “Non affetto da gelosia morbosa ma, gelosia coniugale”. Per la donna sono stati anni che hanno letteralmente cambiato la sua personalità: il marito le controllava il cellulare, messaggi, chiamate. Poi l’epilogo, la sera di Pasqua 2014, l’ennesima aggressione verbale e fisica, con pugni nello stomaco, sul viso e le mani dell’uomo sul collo che lo stringevano. Ma solo a giugno, dopo essere stata nuovamente picchiata, ed ancora una volta afferrata al collo, tanto da farle mancare il respiro, finalmente la donna è riuscita ad andare al pronto soccorso per farsi refertare. Gli uomini e le donne dell’anticrimine-minori, sono riusciti ad istaurare un rapporto di fiducia e a rassicurare la donna che così, finalmente ha trovato il coraggio di denunciare i maltrattamenti, le lesioni e il tentato omicidio, anche supportata da documentazione fotografica che aveva scattato negli anni, ogni qualvolta l’uomo la picchiava e le lasciava segni visibili sul viso e sul collo: la donna di nascosto si fotografava (selfie) con il suo cellulare. L’attività di indagine coordinata dalla Procura di Livorno portava immediatamente alla misura cautelare dell’allontanamento dell’uomo dall’abitazione familiare.
MA LE PROMESSE che l’uomo faceva alla moglie, di cambiare, di voler restituire al figlioletto una famiglia unita e serena, avevano convinto, nei mesi successivi la donna a concedergli una nuova possibilità: la misura dell’allontanamento venne sostituita dall’obbligo di firma così l’uomo, dopo l’interrogatorio di garanzia, faceva rientro a casa. Ma le promesse come spesso accade in questi casi avevano breve durata: la donna ricominciava a subire violenze sia fisiche che psicologiche, al punto di presentare nuovamente denuncia. La misura cautelare dell’allontanamento e del divieto di avvicinamento è stata aggravata dal divieto di dimora nel comune di Piombino.