Lucca, 26 novembre 2011- Esattamente sei anni fa, il 24 novembre 2005, l’ex sottufficiale delle SS venne infatti condannato all’ergastolo dalla Corte militare d’appello di Roma (in primo grado alla Spezia era stato assolto), che lo riconobbe responsabile della terribile strage della Certosa di Farneta del settembre 1944, dove vennero barbaramente trucidati almeno sessanta tra religiosi e civili inermi. Una sentenza confermata in Cassazione nell’ottobre 2006 e divenuta quindi definitiva. A carico di Langer fu emesso un mandato di arresto europeo nel marzo 2007, ma la Germania ha risposto di non poter dare seguito all’estradizione dell’ex comandante della Compagnia Rifornimenti della 16ª Panzergrenadier-Division «Reichsfuhrer – SS». La Procura generale presso la Corte militare d’appello ha quindi tentato nell’aprile scorso di percorrere un’altra strada: fargli scontare la pena nel suo Paese. Una procedura attivata tramite il Ministero della giustizia in base all’articolo 7542 del codice di procedura penale per l’esecuzione all’estero delle sentenze penali italiane. Ma dalla Germania ancora nessuno si è degnato di rispondere. «A tutt’oggi — spiega una nota della Procura generale militare presso la Corte d’Appello — questo ufficio non ha ricevuto notizie in merito». L’unica cosa certa, a questo punto, a parte il fatto che l’ergastolo per crimini di guerra rimane «virtuale», è che Hermann Langer, lo scorso 6 novembre ha raggiunto la bella età di 92 anni a Linden, cittadina di 12mila abitanti dell’Assia. E dire che tra il 2004 e il 2005 non si è mai presentato ai processi italiani mandando a dire che era molto malato. Difficile saperne di più oggi. Anche lo studio legale «Schepers & Gefeller» di Giessen, che l’ha difeso al processo italiano, fa muro e si rifiuta di fornire qualsiasi informazione. «Spiacenti, c’è la privacy», spiegano con la tipica sobrietà teutonica. Amen.
Chi non riesce proprio a mandare giù questo boccone amaro sono i familiari delle tante vittime inermi di quella strage nazista. Come Giuliana Fogli, 67enne insegnante lucchese in pensione, figlia di Alberto Fogli, studente universitario e partigiano massacrato a 24 anni dopo essere stato rastrellato nella Certosa. «E’ una vergogna — commenta Giuliana Fogli — perché quel criminale non ha mai fatto neppure un giorno di carcere. La colpa è della Germania che fa ostruzionismo, ma anche dello Stato italiano che ha tirato fuori gli scheletri dall’armadio dopo troppi anni. Quella sentenza stabiliva anche un risarcimento di 50mila euro a testa per noi familiari, ma non abbiamo visto un centesimo. Avremmo dovuto intentare da soli una causa in Germania, chissà con quale esito. Ci sentiamo presi in giro».
«Ho passato tutta la vita dietro a questo lutto — aggiunge la signora Fogli — perché avevo appena quattro mesi quando mio padre venne trucidato dopo che Langer e i suoi accoliti rastrellarono lui e altre cento frati e civili entrando con l’inganno di notte nella Certosa. Visto che nessuno faceva nulla di concreto per far scontare la condanna a quel criminale, avevo pensato di andare di persona là a Linden per vederlo in faccia. Ma mi sono ammalata di asma per il troppo stress e se chiudo gli occhi mi passano sempre davanti le immagini di quelle stragi naziste. Ho dovuto lasciar perdere... Ma è una vergogna».
Paolo Pacini
© Riproduzione riservata