LUCCA, 31 luglio 2012 - Il Summer Festival è qui ed è sempre più forte. Mimmo D’Alessandro (nella foto) ne è stato l’inventore, organizzatore (con Adolfo Galli) e direttore artistico. E a luci appena spente, traccia il bilancio dell’edizione 2012.
Grande festival, il quindicesimo?
«I conti definitivi non sono ancora stati fatti, ma gli spettatori paganti si aggirano sui 50mila. Ed è un dato controcorrente rispetto alla tendenza degli altri festival nazionali. Il Summer è andato alla grande, anzi di più, anche se è stato il più duro, in tutti i sensi».
Perché lo giudica il più duro?
«L’attesa per noi è stata snervante, dovevamo interagire con una nuova amministrazione comunale e l’incertezza consuma. Poi abbiamo avuto tanti occhi addosso, tanti controlli su uomini e strutture, dopo gli incidenti sui palchi degli ultimi mesi. Per fortuna, alla fine, tutto è andato bene, con grande successo».
Nessuna lamentela dalla città, quest’anno.
«La città ha dimostrato di capire l’importanza della manifestazione, anche per l’indotto che provoca, sopportando gli inevitabili disagi che cerchiamo, anno dopo anno, di rendere sempre più piccoli».
E sulle proteste delle associazioni dei diversamente abili?
«Noi abbiamo il massimo rispetto per loro, ma esistono regole precise di legge: la pedana riservata dobbiamo montarla nel posto indicato dalla commissione di vigilanza, con le misure e la capienza indicate dalla stessa commissione e che sono proporzionali alla capienza totale della piazza. Ci dispiace per i problemi segnalati, ma non possiamo derogare alle regole esistenti».
Il momento più bello?
«Il Summer è una rassegna di tanti generi, non un festival, che suscita anche in me tante emozioni diverse, come sono diversi tra loro i Toto, Battiato, Bennett, Petty, Blink182, Kasabian, Norah Jones o i Duran Duran. Posso dire che Roger Hodgson mi ha fatto piangere e che la dedica di Giorgia mi ha emozionato, ricordando tanti anni di lavoro insieme. Tutte emozioni comunque impagabili e che mi rendono ogni volta la persona più ricca del mondo. Come mi ha emozionato anche la MagicaBoola Brass Band, domenica sera, dopo il concerto dei Toto, quando ha attraversato via Vittorio Veneto e le altre vie del centro: mi sembrava di essere a New Orleans e vedevo che anche la gente che li guardava e li ascoltava, magari andando verso la stazione o i parcheggi, sprizzava felicità da ogni poro. In questi momenti difficili per tutti riuscire a dare serenità e divertimento è motivo di grandissima soddisfazione. Loro sono stati una sorpresa davvero molto piacevole».
Neppure una delusione?
«Non vedere la piazza piena per Roger Hodgson. Ma questo è il bello del nostro lavoro, come non avrei mai pensato, invece, di riempirla per i Toto».
Dove si può ancora migliorare?
«Si può sempre migliorare, specialmente se andrà in porto la programmazione pluriennale. Il mio sogno è annunciare date per il 2014, sarebbe straordinario».
Anticipazioni per il 2013?
«In questo momento posso annunciare solo Mark Knopfler, ma vedrete che presto qualche altro nome arriverà. Ora lavoriamo sul Winter Festival, per il quale è già uscita la data di Marcus Miller, il 15 novembre, alla quale dovremmo aggiungere, il 2 dicembre, Ion Anderson, con il progetto del quarantennale di thick as a brick».
Torniamo al lato istituzionale: è stata già fissata una data per il primo approccio con l’amministrazione comunale?
«Subito dopo Ferragosto, intorno al giorno 20, ci sarà il primo incontro. Ho delle buone sensazioni, il sindaco è stato spesso presente ai concerti, ho visto tanti assessori: la manifestazione è stata apprezzata. Se nascerà, come credo, questo accordo che ci possa consentire una programmazione pluriennale che stiamo cercando di ottenere da quindici anni, si potrà lavorare non solo sugli artisti, ma anche sugli sponsor, sulle migliorie logistiche, insomma, a 360 gradi, per far crescere sempre di più il festival e gravare al minimo sulla città».
Mai come quest’anno il Summer ha avuto risonanza mediatica: non solo grazie alle dirette Rai, ma per merito degli artisti...
«Il Summer Festival è diventato un brand vero: quando domenica sera Nathan East dei Toto si è presentato con una maglietta con la scritta Lucca e l’ha indicata alla platea col dito, c’è stato un boato. E i lucchesi non erano certo in maggioranza. Se quasi tutti gli artisti vogliono dormire a Lucca, visitare la città girandosela tranquillamente a piedi e poi non vogliono più andare via, significa che la città fa la differenza. Battiato, i Kasabian, Simon Le Bon, Norah Jones e i Toto hanno fatto questo e accade solo a Lucca. Il primo a fare da megafono è stato Elton John, nella seconda edizione del 1999 e da lì è partito tutto. Ora è più facile, grazie ai social network, ma il primo tam-tam è stato il passaparola tra gli artisti ed Elton è stato uno dei più convinti, ne sono prova i suoi tanti ritorni qui. E Tony Bennett è ancora a Lucca, a villa Casanova di Balbano, a godersi una piccola vacanza. Radio2 Rai, da parte sua, ci ha onorato con il suo megastudio dei grandi eventi e ha raccolto migliaia e migliaia di commenti entusiastici sul festival e sulla città».
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